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Sentenza Juventus sullo scandalo doping - Rdes.It

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Poiché il teste ha escluso di aver richiesto altri esami, si deve dunque ritenere che se il professor<br />

Gioannini ha visto dei referti ematologici di Conte, non può che aver visto quelli del 16 novembre<br />

ai quali il giocatore era stato sottoposto in occasione dell'intervento chirurgico, quando cioè<br />

certamente non vi era alcun processo infiammatorio in corso, in quanto diversamente il professor<br />

Quaglia non avrebbe eseguito l'intervento stesso.<br />

Occorre, allora, concludere che il teste, pur non avendo consultato alcun referto, ha dato comunque<br />

per certo che "c'era una leucocitosi spiccata". L'affermazione è già intrinsecamente grave e<br />

sostanzialmente falsa, perché effettuata da un testimone che ha dato per sussistente un dato di fatto,<br />

senza averlo preventivamente controllato, ma quel che è peggio è che nessun elemento in atti<br />

consente di poter ipotizzare la leucocitosi di cui ha parlato il professor Gioannini.<br />

Nei due esami del sangue eseguiti da Conte nel periodo interessato (come si è visto, gli unici ai<br />

quali il giocatore si è sottoposto), si può notare come la quantità di leucociti registrata al calciatore<br />

sia di 5090 mmc nel referto del 16 novembre e di 6350 mmc nel referto del 6 dicembre 1996.<br />

Come si vede, si tratta di valori assolutamente normali, se si considera che di regola fino a 6-7000<br />

mmc il valore dei leucociti viene considerato ampiamente nella norma.<br />

Se, invece, si vogliono prendere in considerazione in modo specifico i valori riferibili proprio a<br />

Conte, allora occorre ricordare come il giocatore parecchie volte abbia presentato valori di leucociti<br />

ben più alti di quelli in discussione. Basta ricontrollare ciò che Conte ha fatto registrare a tal<br />

riguardo nel periodo di ricovero alle Molinette nel maggio 1996, in cui il valore di leucociti era di<br />

8500 mmc ovvero il valore risultante nel referto della clinica Fornaca del 29 maggio 1996, nel quale<br />

a Conte sono stati riscontrati leucociti per ben 10790 mmc.<br />

Se, infine, si vanno a ricontrollare gli altri esami di Conte, quando cioè il giocatore si trovava in<br />

condizioni per così dire di normalità, si può notare come egli abbia fatto registrare sempre una<br />

quantità di leucociti variabile tra i 5000 e i 6000 mmc, esattamente come nei due referti in esame<br />

che, dunque, rientrano nei valori di normalità anche individuale del giocatore.<br />

Tale rilievo, non solo conferma che il professor Gioannini ha riferito in testimonianza come certe<br />

circostanze di fatto che invece risultano insussistenti, ma induce ulteriormente a ritenere che a<br />

Conte, dopo l'intervento chirurgico del novembre 1996, non si sia verificato un processo<br />

infiammatorio così grave, almeno, come si è voluto far credere e i valori straordinariamente alti di<br />

ferritina e straordinariamente bassi di sideremia e di percentuale di saturazione della transferrina,<br />

concomitantemente al forte calo di emoglobina, fatti registrare dal giocatore, non possono essere<br />

spiegati se non nel modo in cui sono stati interpretati dal professor d'Onofrio, di cui si è detto.<br />

Il secondo giocatore che in particolare ha attirato l'attenzione del perito è Alessio Tacchinardi.<br />

Si tratta, in realtà, di un giocatore che ha quasi sempre manifestato problemi, di carattere<br />

ematologico, trattandosi di soggetto che, almeno in passato, tendeva all'anemia; di carattere<br />

gastroenterico e di carattere ortopedico.<br />

Su di lui risulta redatta una dettagliata relazione medica, in data 21 aprile 1994, da parte del dottor<br />

Agricola, indirizzata all'Amministratore delegato della società, in cui si dà atto dei principali<br />

problemi fisici del giocatore accusati dal 1989, quando Tacchinardi era tesserato per l'Atalanta, fino<br />

appunto all'aprile 1994, passando attraverso il luglio 1993, periodo in cui il giocatore per la prima<br />

volta era stato sottoposto a visita di idoneità a Torino (il passaggio ufficiale alla <strong>Juventus</strong> è<br />

avvenuto dalla stagione 1994/95).<br />

Il perito è rimasto colpito dall'andamento dell'emoglobina di Tacchinardi perché, a parte le<br />

situazioni precedenti in cui talvolta il giocatore presentava condizioni di anemia determinate<br />

soprattutto dai sanguinamenti gastrici, dal 1995 in poi ha notato almeno cinque episodi di calo<br />

improvviso di ematocrito e di emoglobina, registrata a valori inferiori a 14 g/dl, con successivi<br />

repentini e innaturali ricuperi.<br />

Il perito ha osservato, invero, come il 10 maggio 1995 l'emoglobina di Tacchinardi sia<br />

inspiegabilmente scesa a grammi 13.6, per risalire nel giro di un mese a grammi 14.6 il 13 giugno<br />

1995 e, il 30 ottobre 1995, l'emoglobina di Tacchinardi risulta nuovamente scesa a grammi 13.5,

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