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Sentenza Juventus sullo scandalo doping - Rdes.It

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professor d'Onofrio ha concluso questa parte della relazione peritale, rilevando: "Non è su questo<br />

che si può basare, a mio avviso, l'ipotesi di un trattamento stimolante l'eritropoiesi."<br />

Tale frase, dunque, è stata estrapolata dal difensore come emblematica della volontà del perito di<br />

voler individuare a tutti i costi il trattamento con eritropoietina nei giocatori della <strong>Juventus</strong>, quasi<br />

che con la riferita frase il perito avesse voluto manifestare la propria delusione nel non potere<br />

utilizzare quegli elementi che aveva appena trattato, per sfruttarli a vantaggio della tesi che<br />

comunque nella stessa perizia si sarebbe poi preoccupato di dimostrare.<br />

Non si ritiene vi sia bisogno di rilevare come, invece, il perito con la sua osservazione finale abbia<br />

solo inteso chiudere una lunga polemica che si era protratta per tanto tempo tra i consulenti delle<br />

parti e che aveva impegnato anche una cospicua parte dell'istruzione dibattimentale. Con la<br />

riportata affermazione, in altre parole, il perito ha inteso chiarire definitivamente i sospetti che<br />

erano stati utilizzati nel processo e che erano fondati, appunto, quasi esclusivamente sui dati di<br />

ematocrito che ad avviso del professor d'Onofrio non avrebbero potuto invece confortare la tesi -<br />

che era stata sostenuta - di un trattamento stimolante l'eritropoiesi.<br />

Il significato dell'espressione utilizzata dal perito, insomma, è così evidente che fa perdere alle<br />

osservazioni del difensore non soltanto ogni obiettivo fondamento, ma per fortuna anche lo<br />

spiacevole, intrinseco contenuto offensivo che necessariamente ne deriverebbe per il perito.<br />

Se, infatti il perito non avesse ben compreso il quesito a lui posto (e la prospettiva, evidentemente,<br />

già non è favorevole per chi viene indicato come persona che non è in grado di capire, per giunta in<br />

campo tecnico in cui gli viene affidato un incarico peritale) e avesse effettivamente equivocato,<br />

ritenendo che il giudice (chissà poi mai perché) gli aveva chiesto comunque di trovare<br />

l'eritropoietina, egli ugualmente non avrebbe potuto pronunciare l'indicata frase nel senso che ad<br />

essa ha voluto assegnare il difensore.<br />

Ed invero, se, da una parte, il perito fosse stato convinto che l'eritropoietina non era stata utilizzata<br />

dai giocatori della <strong>Juventus</strong>, non avrebbe dovuto adeguarsi a nessuna opinione, a nessuna tesi<br />

preconcetta, anche se eventualmente (e molto gravemente) proveniente proprio dal giudice, perché<br />

diversamente egli sarebbe venuto meno al suo dovere di onestà e lealtà che è contenuto pure nella<br />

formula del giuramento previsto a pena di nullità all'atto dell'assunzione dell'incarico peritale; in<br />

secondo luogo, se il perito proprio avesse voluto aderire alla tesi che nella prospettazione del<br />

difensore, per così dire, sarebbe stata interpretata come gradita a chi gli aveva affidato l'incarico,<br />

ugualmente allora il professor d'Onofrio sarebbe risultato sprovveduto e incauto nell'evidenziare,<br />

prima, così bene tutti i riscontri, che neppure i consulenti della difesa avevano saputo così<br />

efficacemente rilevare, per dimostrare l'infondatezza di quelli che fino ad allora erano stati utilizzati<br />

significativamente come elementi d'accusa, contraddittoriamente manifestando, subito dopo, la<br />

propria delusione nel non potersene servire.<br />

Né si potrebbe sostenere che il perito sia stato quasi necessitato a pervenire alle riportate<br />

conclusioni dall'evidenza dei dati, perché prima dell'intervento del professor d'Onofrio i dati non<br />

erano così evidenti, come è dimostrato dal fatto che essi continuavano ad essere utilizzati come forti<br />

elementi d'accusa, dal fatto che di Padovano nulla era mai stato detto e dal fatto che lo stesso<br />

imputato non aveva apportato grandi argomenti per chiarire la questione Di Livio.<br />

Come ha spiegato, infatti, il dottor Agricola l'emocromo di Di Livio? L'imputato ha dichiarato:<br />

".....Se lei vuole osservare, quell'esame riportato, ma è una mia ipotesi, pronto ad essere smentito da<br />

qualsiasi altra fonte, purché sia riconosciuta valida, questo esame è stato fatto, cioè il prelievo<br />

sicuramente è stato fatto il 28 di luglio, il 28 di luglio, su quell'esame lì ci sono le date, non solo di<br />

Di Livio, ma di tutta la squadra, benissimo, su quell'esame lì sono state fatte tutte le valutazioni.<br />

Ipotesi mia. Il dottor Giusto non butta via tutto, ma rimangono dei flaconcini, combinazione alla<br />

fine delle vacanze qualche biologo alle 6.56 di mattina, questo sarebbe da capire perché, ha<br />

effettuato un esame emocromocitometrico di un esame prelevato un mese prima, questa è la mia<br />

ipotesi, atteso che nessuno di noi ha mai mandato Di Livio a fare un prelievo e tanto meno lo<br />

avremmo mandato, perché glielo avremmo fatto noi, e comunque nessuno di noi ha fatto un<br />

prelievo al 28/8. La dimostrazione, signor Presidente, è che nessun altro emocromocitometrico, di

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