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Sentenza Juventus sullo scandalo doping - Rdes.It

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di essere soprattutto a conoscenza dei metodi praticamente da seguire per ottenerlo. Non c'è<br />

bisogno, insomma, di farlo dire al perito che, oltretutto, per sua esperienza personale - come egli<br />

stesso ha dichiarato - è difficile che lo sappia.<br />

Si è osservato pure che il dottor Agricola, per sue ragioni personali, non pratica direttamente<br />

iniezioni, né intramuscolari, né endovenose e neppure sottocutanee, per cui non avrebbe potuto<br />

somministrare eritropoietina ai giocatori nemmeno se avesse voluto, ma l'obiezione risulta davvero<br />

di poco pregio, perché allora neppure della somministrazione degli altri farmaci il dottor Agricola<br />

dovrebbe rispondere e non soltanto della stimolazione con eritropoietina.<br />

L'imputato è il responsabile del settore medico della società che, come si è visto, si avvale della<br />

collaborazione di altri medici, uno dei quali, almeno, stabilmente al fianco dell'imputato a<br />

disposizione della prima squadra che per il periodo in contestazione è da individuarsi, prima nel<br />

dottor Verzini e dal marzo 1995 nel dottor Tencone.<br />

Come si è avuto modo di notare erano appunto Verzini e soprattutto Tencone, che è rimasto per più<br />

tempo e che oltretutto godeva della fiducia del dottor Agricola, che di regola effettuavano tutte le<br />

somministrazioni di farmaci ai giocatori; erano loro che accompagnavano anche i giocatori in<br />

campo e nel sorteggio anti<strong>doping</strong> e, come pure si è visto, era Tencone che provvedeva alla<br />

preparazione delle bibite contenenti integratori, creatina compresa.<br />

Anche la somministrazione dell'eritropoietina, evidentemente, è stata materialmente praticata dal<br />

dottor Tencone (la cui posizione soggettiva, appunto, andrebbe valutata come quella di un<br />

concorrente nel reato) ovvero anche da altro medico collaboratore del dottor Agricola, soprattutto<br />

quando essa sia stata eventualmente effettuata presso ospedali o case di cura.<br />

Ciò non vuol dire, però, che il dottor Agricola non fosse consapevole o non fosse responsabile di<br />

quanto avveniva, perché tanto il dottor Verzini, quanto il dottor Tencone - quest'ultimo più volte -<br />

non hanno mancato di ricordare come la propria collaborazione avvenisse totalmente in regime di<br />

subordinazione, perché chi prendeva ogni decisione era appunto il dottor Agricola.<br />

La circostanza, del resto, ha trovato conferma pure nelle dichiarazioni dell'imputato il quale ha<br />

ricordato che, se necessario, si consultava con i propri collaboratori o anche con i consulenti<br />

esterni, ma alla fine assumeva ogni decisione in prima persona.<br />

Il dottor Agricola ha ricordato pure come, proprio per questo, egli era praticamente a disposizione<br />

della squadra 24 ore su 24, rendendosi disponibile per i giocatori anche di notte e persino nel<br />

periodo di vacanza estiva, durante il quale ai calciatori veniva raccomandato di telefonare al dottor<br />

Agricola per consultarlo su qualsiasi tipo di problema riguardante la salute e, soprattutto,<br />

l'eventuale necessità di assumere farmaci o altre sostanze.<br />

Alla luce di tali considerazioni, cade anche la perplessità sollevata dalla difesa (dell'imputato<br />

Giraudo), secondo la quale non vi sarebbe alcuna prova che sia stato proprio il dottor Agricola a<br />

decidere di somministrare l'eritropoietina, potendosi ipotizzare che, se assunzione di epo vi era<br />

stata, essa potesse essere avvenuta per iniziativa degli stessi calciatori.<br />

Secondo quanto emerso nel corso del dibattimento, come si è visto, ciò non è assolutamente<br />

ammissibile, neppure in via di astratta ipotesi, perché il dottor Agricola controllava assiduamente<br />

sia i giocatori, sia i propri collaboratori e persino il magazziniere nella richiesta dei farmaci, sì che<br />

neppure la somministrazione di un'Aspirina gli sarebbe sfuggita e anche a proposito dei ricoveri di<br />

Conte e Tacchinardi di cui si è trattato è apparso evidente come l'imputato sia rimasto assiduamente<br />

in contatto con i giocatori, seguendoli in ogni fase e in ogni momento della malattia e della<br />

conseguente convalescenza.<br />

Un'ulteriore osservazione, poi, va fatta a proposito del metodo seguito dal professor d'Onofrio, non<br />

per ripetere quanto si è già abbondantemente considerato a tal riguardo - si spera anche in modo<br />

chiaro e definitivo - ma solo perché nel parere pro veritate richiamato dalla difesa in sede di<br />

discussione si è fatto riferimento anche a tale aspetto, ma il ragionamento che si è sviluppato in<br />

proposito sembra viziato da una doppia contraddizione.<br />

In tale parere, invero, da una parte, si è riconosciuto - né avrebbe potuto avvenire diversamente -<br />

che al fine di accertare la somministrazione o l'assunzione di eritropoietina "tutti i metodi usati e

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