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Sentenza Juventus sullo scandalo doping - Rdes.It

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Sulla base degli studi presi in considerazione dal professor d'Onofrio, da lui specificamente citati, si<br />

deve ritenere sussistente la differenza critica ogniqualvolta nello stesso soggetto si verifichino<br />

variazioni nel breve e medio termine (da giorno a giorno a da un mese all'altro) pari al 13% di<br />

emoglobina o al 12% di ematocrito e nel lungo periodo (nell'anno, con l'aggiunta della variabilità<br />

stagionale) variazioni pari al 16% di emoglobina o al 15% di ematocrito.<br />

Si è già detto delle critiche della difesa a tale criterio e si è osservato come esse risultino del tutto<br />

infondate, proprio sulla base della validità e della coerenza dei criteri da adottare che, in definitiva,<br />

dati alla mano, impedivano al perito di sceglierne altri e di comportarsi in modo diverso.<br />

Se poi si guarda alla sostanza e all'effetto pratico che da esso deriva, allora, le critiche rivolte al<br />

criterio adottato risultano ancor più infondate, perché la variabilità tollerata prima che si individui la<br />

differenza critica è sicuramente maggiore degli scostamenti consentiti e ritenuti non patologici dalla<br />

campagna "Io non rischio la salute"-2 che, come si è visto, sono stati individuati nel 10% e, cioè, in<br />

una percentuale più bassa rispetto a quella utile ad individuare la differenza critica, sia che si prenda<br />

in considerazione il breve o il medio termine, sia che si guardi al lungo periodo.<br />

Né si può sostenere che il risultato potrebbe essere influenzato dalle modalità del prelievo, in quanto<br />

se tali modalità in assoluto possono in qualche modo influire sull'esito dell'esame, nei casi concreti<br />

di cui ci si sta occupando risultano del tutto ininfluenti.<br />

Intanto, si è già precisato che i prelievi ai quali si riferisce il protocollo "Io non rischio la salute"<br />

sono da eseguire presso centri ben individuati e predeterminati e non scelti dalle società e,<br />

soprattutto, nelle condizioni di luogo e di tempo previste nello stesso protocollo e non individuate a<br />

piacimento delle società interessate. Questi elementi già distinguono nettamente i prelievi del<br />

protocollo CONI dai prelievi effettuati ai giocatori della <strong>Juventus</strong> e non certamente in senso<br />

sfavorevole ai calciatori.<br />

In secondo luogo, tutti i prelievi dei giocatori in questione, salvo rarissime eccezioni, sono stati<br />

effettuati presso l'infermeria della società e, quindi, non si dovrebbero riscontrare sostanziali<br />

differenze tra loro, quanto a modalità di esecuzione.<br />

In terzo luogo, chi ha detto che i prelievi eseguiti presso i locali in uso alla società non avrebbero<br />

potuto rispettare le modalità e le condizioni per essi previsti dal protocollo CONI?<br />

Tali modalità sono riportate alle pagine 48 e 49 dell'opuscolo CONI di cui si è detto e consistono<br />

nei seguenti criteri: a) prelievo da effettuarsi di mattino a digiuno (idealmente tra le ore 7 e le 9); b)<br />

il soggetto da controllare prima del prelievo deve rimanere 10 minuti seduto in ambiente a<br />

temperatura confortevole; c) il prelievo va fatto preferibilmente da una vena cubitale; d) si deve<br />

usare il laccio per l'individuazione della vena, ma poi il laccio va sciolto al momento del prelievo;<br />

e) bisogna usare aghi grossi; f) bisogna scartare i prelievi dubbi.<br />

Ebbene, forse alla <strong>Juventus</strong> non si facevano così? Non era forse sempre un medico che effettuava<br />

materialmente il prelievo ai giocatori? E lo stesso dottor Agricola, parlando dei farmaci di esclusivo<br />

uso ospedaliero, non ha forse affermato che l'infermeria della società non aveva nulla da invidiare<br />

agli ospedali già di un certo livello?<br />

Il perito, inoltre, ha pure fatto presente come il descritto criterio della differenza critica abbia<br />

trovato applicazione solo per l'emoglobina (e l'ematocrito, di fatto però quasi mai considerato)<br />

proprio per la stabilità di tale parametro, mentre non si è mai applicato ai parametri del bilancio<br />

marziale, perché ritenuti più variabili e meno affidabili e per i quali, pertanto, si è tenuto conto dei<br />

valori di ordinaria variabilità comunemente ritenuti normali.<br />

Sempre a proposito dei parametri del ferro, il professor d'Onofrio, rispondendo al professor<br />

Mannucci che appunto gli chiedeva se si potesse considerare affidabile la percentuale di saturazione<br />

della transferrina che è frutto di un calcolo che, come si è visto, tiene conto di altri due parametri<br />

marziali, il secondo dei quali, la sideremia (l'altro è la ferritina), comunemente ritenuto molto<br />

variabile, ha risposto che la variabilità analitica di tali dati è controllabile e di essa normalmente si<br />

tiene conto soprattutto se, come nel caso di specie, non si valuta un unico esame di laboratorio, ma<br />

se ne prendono in considerazione tanti insieme, riguardanti pure più atleti ben individuati, sì che<br />

l'eventuale variabilità analitica possa immediatamente emergere in modo evidente.

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