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Sommario - Qui - appunti dal presente

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Quando lasciai il ristorante dopo il colloquio iniziava<br />

a fare buio. Vidi non troppo lontano il palazzone<br />

dell’istituto di medicina e, pensando che potesse<br />

essere una scorciatoia per arrivare a casa, mi<br />

avviai in quella direzione. Più camminavo, più gli<br />

edifici si facevano radi e la luce dei lampioni tenue.<br />

Dei barboni vestiti di stracci mi chiesero qualche<br />

spicciolo. Non osai rifiutare. Ben presto mi ritrovai<br />

di fronte a un complesso di bassi edifici per appartamenti,<br />

tutto buio a eccezione di un solitario lampione<br />

che li colorava di giallo. Ombre di corpi umani<br />

erano appoggiate ai muri, sfrecciavano su biciclette<br />

e si aggiravano qua e là. La scena mi ricordò<br />

l’infanzia, quando noi bambini usavano ciondolare<br />

agli angoli delle strade dopo cena. Poi, di colpo,<br />

realizzai che ero in un quartiere degradato, e quelli<br />

non erano i miei amici d’infanzia, ma neri sfaccendati.<br />

Oh, tutte le terribili storie che avevo sentito sui<br />

quartieri degradati delle città americane! Mi sentii<br />

le gambe molli. L’edificio dell’istituto di medicina<br />

sembrava alla stessa distanza di quando avevo imboccato<br />

la mia scorciatoia. All’improvviso sbucò<br />

<strong>dal</strong> nulla un gruppo di ragazzini che mi spinsero a<br />

terra. Prima che l’adrenalina avesse il tempo di cominciare<br />

a scorrere, mi avevano già scippato la cartella<br />

di pelle ed erano corsi via in bicicletta. “Vai a<br />

cercare aiuto!”, se ne andarono ridendo. Mi alzai e<br />

mi misi faticosamente a camminare, la testa che mi<br />

girava. Ma dove andare? Il lampione era molto più<br />

indietro. Nella via buia si sentiva solo l’eco di passi.<br />

“Cosa fai qui?” Si era aperta una finestra sopra di<br />

me, e una nera di meno di trent’anni aveva sporto la<br />

testa. “Non lo sai che qui è pericoloso?” Risposi che<br />

mi ero perso e mi avevano derubato. Mi disse di<br />

salire. Non riuscivo a muovermi; una donna nera in<br />

un quartiere degradato: mi avrebbe rapinato anche<br />

p. 106<br />

missivo che qui in Cile,<br />

dove i diritti idrici sono<br />

una proprietà privata, non<br />

una risorsa pubblica, e<br />

possono essere commerciati<br />

come una qualunque<br />

merce con pochi controlli<br />

da parte del governo e<br />

scarse tutele per l’ambiente.<br />

In alcune aree la<br />

proprietà privata è talmente<br />

concentrata che<br />

un’unica società elettrica<br />

spagnola, la Endesa, si è<br />

accaparrata l’80 percento<br />

dei diritti idrici in un’immensa<br />

regione del sud,<br />

suscitando grande scalpore.<br />

Alcuni economisti<br />

hanno plaudito al sistema<br />

cileno di compravendita<br />

dei diritti sull’acqua, introdotto<br />

nel 1981 durante<br />

la dittatura militare, come<br />

a un modello d’efficienza<br />

da libero mercato. Ma<br />

per Fernando Dougnac,<br />

avvocato di Santiago che<br />

si occupa di tutela ambientale,<br />

“il mercato può<br />

essere un regolatore ai<br />

fini di una maggiore efficienza<br />

economica, non di<br />

una maggiore efficienza<br />

socioeconomica”. <strong>Qui</strong>llagua<br />

è da 37 anni nel<br />

Guinness dei Primati come<br />

“il luogo più arido del<br />

mondo”, eppure prosperava<br />

sulle rive del fiume Loa,<br />

tanto da giungere negli<br />

anni Quaranta a ottocento<br />

abitanti. <strong>Qui</strong> si fermava<br />

un treno a lunga percor-

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