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FRECCIA COVER<br />
Mario De Biasi, Messico (1968)<br />
LO STUPORE ALL’IMPROVVISO<br />
di Sandra Gesualdi<br />
sandragesu<br />
Si è spinto in ogni dove per raccontare il mondo. Con<br />
la curiosità del fotografo, il realismo del reporter e la<br />
poesia di chi crede che «dovunque s’incontra la vita, s’incontra<br />
la bellezza». A Mario De Biasi, tra i grandi della<br />
fotografia italiana, la Casa dei Tre Oci di Venezia dedica<br />
un’approfondita monografica aperta fino al 31 agosto e<br />
curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’archivio<br />
intitolato all’artista.<br />
Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003 è una carrellata di<br />
oltre 200 scatti, molti dei quali inediti, che ripercorre<br />
l’intera produzione del fotoreporter, dagli inizi della sua<br />
collaborazione con la rivista Epoca fino agli ultimi lavori.<br />
Dieci sezioni suddivise per temi raccolgono tutte le declinazioni<br />
presenti nello sguardo del maestro milanese.<br />
Da corrispondente estero della storica rivista documenta<br />
i grandi eventi del secolo breve come la rivolta popolare<br />
ungherese e la repressione sovietica degli anni<br />
‘50. E poi ci sono gli scatti nei paesi esotici, i ritratti ai<br />
personaggi famosi o ai volti della gente comune incontrata<br />
per strada, le scene di vita quotidiana e le immagini<br />
che attestano il suo amore per la natura e i suoi fenomeni.<br />
Dalle celebrità immortalate alle eruzioni dell’Etna,<br />
fino agli orizzonti di ogni continente, quella di De Biasi è<br />
stata una ricerca continua della bellezza, perché – ne era<br />
convinto – «basta guardarsi attorno per vederla: anche<br />
in una foglia, in un sasso, in un balcone fiorito. Anche nei<br />
riflessi in una pozzanghera».<br />
treoci.org<br />
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