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quaderno sinodo VII.pdf - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva ...

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per espressa volontà del signore normanno di quel territorio,<br />

Roberto, figlio di Guglielmo Gurguglione (Serguglione<br />

per gli storici locali) 20 , il quale si riservò la nomina<br />

dei sacerdoti e la dotò di beni fondiari, tra cui i<br />

casali di Ventauro, S. Andrea, S. Angelo, Malano e Salentino.<br />

Pose a capo del clero un arciprete di nome Andrea<br />

ed esercitò il diritto di nomina, sottraendolo alla<br />

giurisdizione dell’arcivescovo di Bari.<br />

Ad Andrea, che sopravvisse al fondatore, ne succedettero<br />

altri due che godettero liberamente dei privilegi<br />

ricevuti con la fondazione, vivendo esenti dall’ingerenza<br />

dell’arcivescovo barese, cui si consentiva sporadicamente<br />

la visita, ma solo come jure communi 21 .<br />

Questa esenzione fu poi confermata solennemente<br />

con bolla del 26 marzo 1221 dall’arcivescovo di Bari An-<br />

precedente deliberazione del Consiglio comunale del 6 agosto<br />

1862. La stessa cosa avvenne per <strong>Gravina</strong>, che vi aggiunse<br />

in Puglia (deliberazione municipale del 23 agosto 1862).<br />

Cf. Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, vol.<br />

VI, anno 1863, Torino [1863], pp. 507-508: «N. 1196. Regio<br />

Decreto che autorizza vari Comuni nelle Provincie Napolitane e Siciliane<br />

a variare la loro denominazione».<br />

20 Normanno, si era unito a Roberto il Guiscardo e da questi<br />

aveva ricevuto il compito di scacciare i greci dal Barese.<br />

Terminata con esito positivo l’impresa, si fermò ad <strong>Acquaviva</strong>.<br />

È menzionato così nel Catalogus Baronum: «Robertus<br />

filius Guillelmi Gurgulionis dixit quod tenet Aquamvivam, quod<br />

est feudum V militum et cum augmento obtulit milites XII et servientes<br />

XXX». Cf. G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napoletani,<br />

Napoli 1845, p. 571.<br />

21 Non è di questo parere Garruba, il quale ritiene essere stata<br />

la Chiesa di <strong>Acquaviva</strong> soggetta a quella di Bari. Tale convinzione<br />

gli derivava dalla lettura dello Statuto di Rainaldo<br />

(arcivescovo di Bari nel 1171), non dell’originale, bensì di<br />

una trascrizione seicentesca riportata negli atti del Sinodo<br />

diocesano di mons. Decio Caracciolo (1606-1613). Cf. M.<br />

Garruba, Serie critica, cit., p. 699.<br />

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