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quaderno sinodo VII.pdf - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva ...

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gnazione del milanese Cesare Francesco Lucino (1718-<br />

1725), per interrompersi nuovamente nel 1730-1731 e<br />

1790-1792 61 .<br />

Le Chiese di <strong>Acquaviva</strong> e <strong>Altamura</strong>, invece, dopo varie<br />

peripezie, si videro finalmente riconoscere l’antica<br />

natura giuridica, ma i problemi con gli ordinari vicini<br />

non cessarono.<br />

All’epoca dell’arcivescovo di Bari, Gennaro Adelmo<br />

Pignatelli (1770-1777), il clero di <strong>Acquaviva</strong> riuscì ad<br />

ottenere nuovamente l’autonomia dalla diocesi barese<br />

«con l’appoggio di alcune iscrizioni» 62 .<br />

61 Per la serie dei vescovi e gli avvenimenti storici della diocesi<br />

si rimanda a A. Casino, op. cit., pp. 129-153.<br />

62 Così scriveva M. Garruba, Serie critica, cit., p. 700. Le iscrizioni<br />

cui lo storico si riferiva erano quelle incise su due lapidi<br />

ritenute di età normanna, che si trovavano all’interno<br />

della chiesa di S. Eustachio. Una riguardava la fondazione<br />

della Chiesa, l’altra la donazione di beni per dotarla. Queste<br />

due testimonianze, pare ritrovate durante i lavori effettuati<br />

nel X<strong>VII</strong>I secolo all’edificio sacro e inviate a Napoli<br />

per essere studiate dagli “antiquari” del tempo, non furono<br />

più restituite. Il loro contenuto era stato ricopiato (con<br />

qualche inevitabile errore di trascrizione) in un codice di<br />

memorie intitolato Avvertimenti e notizie di questo Reverendissimo<br />

Capitolo, Chiesa e venerabile Cappella di S. Maria di Costantinopoli.<br />

I dubbi sull’autenticità delle iscrizioni e sulla stessa<br />

palatinità della Chiesa di <strong>Acquaviva</strong> furono sollevati dallo<br />

storico A. Lucarelli, La chiesa di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti è palatina?,<br />

in «Rassegna Pugliese», XIX, nn. 11-12, Trani 1902,<br />

pp. 374-379. Lo studioso, sulla scorta dell’errata indicazione<br />

dell’anno indizionale contenuto nei testi (errori che egli<br />

stesso commetteva, pur correggendoli) e di una lettera inviata<br />

il 16 marzo 1778 dallo scrittore drammatico Giambattista<br />

Molignani all’arciprete del tempo, Valerio Giustiniani<br />

Persio, additava come false le due iscrizioni e quindi tutto<br />

quel castello di presunti privilegi e prerogative che su quello<br />

(ma non solo) era stato costruito dai suoi stessi concittadini.<br />

In verità, la lettera in questione genera forti perplessi-<br />

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