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Le collezioni veneziane d'arte e d'antichita dal secolo XIV. ai nostri ...

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GXX<br />

non domandò che un ijiorno di tempo. Sapeva egli che il Meneghctti. vecchio inge-<br />

gnosissimo, capacissimo d' imitare a perfezione qualunque cosa antica (come già fece<br />

di un'elmo di V'ittor Pisani, del pastorale di papa Gorraro ecc. cose tutte falsificate,<br />

e in parte possedute <strong>dal</strong> detto Corraro) era l'autore di tutte queste medaglie e piombi<br />

e tessere e lapidi, ed era anche 1' autore delle inscrizioni, ossia del dettato delle leggende,<br />

capace com" è d' imitare anche lo stile delle antiche carte; e andò a lui, e lo pregò di<br />

eseguire tre medaglie inon so ora quali), e una pergamena. Detto fatto, nel domani il<br />

Meneghetti, portò al Zandomeneghi, e chiesto del prezzo disse, che gli desse un tallero.<br />

La discretezza della domanda (ece, che il prof, scultore gliene desse due. Lieto andò<br />

<strong>dal</strong> Francesconi co' piombi e colla pergamena. Restato di sasso rimase nel tempo stesso<br />

disingannato, perchè ebbe quelle stesse widaglie eh' egli avea detto di voler avere al<br />

Zandomeneghi, ed ebbele così tosto ,•<br />

e<br />

tratti fuori tre talleri li diede a lui, così che il<br />

Meneghetti ne ebbe uno di più ; buono, perchè ha figli ed è miserabile.<br />

Sembra che lo Zandomeneghi potesse mostrare perspicacia in<br />

tale argomento, perchè conosceva troppo perfettamente il segreto di<br />

quelle falsificazioni. Infatti il Cicogna nei citati Diari in Febbr<strong>ai</strong>o 1838<br />

scrive: « Il bravo falsificatore di medaglie e monete Meneghetti, in-<br />

< sieme a Zandomeneghi scultore, ed altri lo corbellarono (il Correr)<br />

« con una quantità di piombi e di monete credute dei primi secoli della<br />

« Repubblica, ed eran cose fatte allora colla patina di antichità; su<br />

« di che vedi ciò che ha scritto, il co. Lunardo Manin nelle Esercita-<br />

{ioìii dell' Ateneo, Tomo I.<br />

Questo cenno del Cicogna sulle falsificazioni del Meneghetti ci<br />

richiama agli Atti dell'Ateneo che primi ebbero ad accogliere le illu-<br />

strazioni di tutta quella roba contraffatta (i). In essi vi leggiamola re-<br />

lazione di Francesco Aglietti sulla lettura tenuta all' Ateneo <strong>dal</strong> Menizzi<br />

di una Storia comolnnica ra^rioìiata delle monete <strong>veneziane</strong>. Quel lavoro<br />

secondo il relatore, fu trattato <strong>dal</strong> Menizzi « in tutta la sua estensione;<br />

« e con la scorta delle più diligenti analisi e della critica più accurata<br />

« descrisse i principii, i progressi e le variazioni delle monete venete di<br />

« <strong>secolo</strong> in <strong>secolo</strong>, con 1' indicazione precisa dei loro impronti, titolo<br />

« peso e valore, e proporzione tanto metallica quanto monetaria, per<br />

« guisa che sembra aver egli pienamente soddisfatto all' aspettativa non<br />

« meno che <strong>ai</strong> desideri dei più difffcili ricercatori di siffatte erudizioni.<br />

« Intorno alle quali rarissime anticaglie ripescate fortunata-<br />

(r) Sessioni pubbliche dell'Ateneo veneto tenute negli anni iMDCCCXII, MGGCXIII<br />

MDCCG<strong>XIV</strong> — Venezia 1814.

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