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Le collezioni veneziane d'arte e d'antichita dal secolo XIV. ai nostri ...

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LVir<br />

fa fede Muzio Sforza nel suo elogio, indicando che fu cretto secondo<br />

le di lui istruzioni. Il Chevalier fra gli altri rammenta che 1' edificio<br />

oltre che al San Michele era stato attribuito a R<strong>ai</strong>Yacle d'Urbino; forse<br />

egli avrà dato qualche consiglio al vecchio Grimani che era certo in<br />

Roma, mentre il sommo Urbinate lavorava in Vaticano.<br />

Era il palazzo compartito con belle stanze e loggie a terreno, e<br />

fornite di figure antiche e di torsi con iscrizioni per tutto; di queste,<br />

parte ne avrebbe portate il celebre viaggiatore Benedetto Ramberto<br />

<strong>dal</strong>le sue peregrinazioni, tanto che i suoi contemporanei ne prendean<br />

meraviglia (Foscarini, <strong>Le</strong>tt. pag. 313 e s;g. 1. 14); parte il cardinale<br />

Domenico stesso le avrebbe recate da Roma scavate in una sua vigna,<br />

poiché il SanuJo dice (1505) che egli aveva mostrato al papa e agli<br />

ambasciatori veneti « gran copia di figure de marmo e molte altre<br />

» cose antiche, tutte trovate alla sua vigna sotto terra, cavando per la<br />

» fabbrica del palazzo che '1 fabbricava in essa ». — Questi ambascia-<br />

tori erano : Domenico<br />

Trevisan, <strong>Le</strong>onardo Mocenigo, Paolo Pisani,<br />

Girolamo Dona, Paolo Cappello, Luigi Malipiero. Non poca fatica il<br />

cardinal Domenico aveva durato per indurre Alessandro VI papa a<br />

ricevere ambasciatori di Venezia : questo ricevimento riattivando le<br />

buone relazioni colla Santa Sede e preludendone al distacco della lega<br />

di Cambr<strong>ai</strong>. Alessandro VI avea carissimo il cardinal Grimani, a cui<br />

lo legava non la sommità delle virtù, ma l'amore alle arti. Antonio<br />

Grimani di lui padre, che fu poi doge, impiegò l'esilio in Roma presso<br />

al figlio, forse ispirandone lo politica pel bene dello Stato, onde poi<br />

n'ebbe in merito alla tarda età di 90 anni il dogato. Queste note che<br />

illuminano un periodo importante di storia veneta sono estratt;i <strong>dal</strong><br />

libro di Agostino Vallerò {Sulle utilità ecc.) tradotto <strong>dal</strong> vescovo<br />

Giustinian. — Ed a proposito di esso Agostino V^alicro, il Meschini<br />

ne fa 1' autore del memoriale conosciuto sotto il nome di Anonimo<br />

Morelliano, nel quale trovasi: « Kt le scale di sopra laurate di pitture<br />

> (di Giovanni da Udine) et di stucchi, accompagnano i suoli e terrazzi<br />

» fatti a compassi, con bellissimi soffitti nei quali Francesco Salviati fece<br />

» una Psiche e i festoni furono lavorati da Camillo Mantovano e Gio-<br />

» vanni da Udine si lavorò dentro una camera tutta di stucchi >.<br />

Nel cortile, di bella simmetria, v' erano le due famose statue di<br />

Marco Agrippa e di Augusto. Questa è ancora al suo posto, la pri-

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