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Progetto Quasi: Studio di Caso - INValSI

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La storia della scuola del Rione “Napoli” è contrassegnata da <strong>di</strong>versi cambiamenti <strong>di</strong> sede, e spesso gli<br />

istituti sono stati ubicati in e<strong>di</strong>fici inospitali e fatiscenti, e solo recentemente ha ottenuto locali ristrutturati e<br />

più adatti. Ciò è avvenuto grazie a una “insistita attività <strong>di</strong> sollecitazione nei confronti dell’Ente Locale” 72 .<br />

La scuola è ubicata in un e<strong>di</strong>ficio rinnovato, <strong>di</strong>slocata in 3 piani con <strong>di</strong>verse stanze in cui vengono accolte le<br />

<strong>di</strong>verse sezioni e uno spazio d’ingresso ampio che viene utilizzato per le attività <strong>di</strong> intersezione. Il giar<strong>di</strong>no<br />

che circonda la scuola è ancora in fase <strong>di</strong> allestimento. Vi sono stati in questi anni <strong>di</strong>versi cambi <strong>di</strong> sede, che<br />

attualmente è tornata ad essere quella iniziale.<br />

4.1.2. Una breve storia della Scuola “Rione Napoli”.<br />

La storia <strong>di</strong> questa scuola dell’infanzia si intreccia strettamente con quella della sua <strong>di</strong>rigente, la Dott..ssa<br />

Marcantoni, che opera nel Circolo dal 1985. Pertanto utilizzeremo la narrazione della <strong>di</strong>rigente al fine <strong>di</strong><br />

illustrare l’evoluzione avuta dalla scuola dell’infanzia negli ultimi quin<strong>di</strong>ci anni.<br />

Anni 85-90.Gli inizi. Inizialmente, la scuola dell’infanzia era caratterizzata da un’immagine <strong>di</strong> luogo <strong>di</strong><br />

custo<strong>di</strong>a e “le maestre erano agli occhi <strong>di</strong> molte famiglie, vice-mamme prestate alla scuola, per accu<strong>di</strong>re il<br />

bambino. Così il giovedì, giorno destinato al mercato nella nostra città, segnava la massima frequenza dei<br />

bambini a scuola” racconta la Dirigente. A lei le docenti riconoscono un ruolo <strong>di</strong> propulsione e<br />

trascinamento <strong>di</strong> cui lei appare consapevole 73 , vivendolo con passione 74 e coinvolgimento. In questo periodo<br />

vi è “un’organizzazione piuttosto rigida, adottando orari cadenzati su base settimanale, assolutizzando il<br />

raggruppamento per sezioni” 75 . Il rinnovamento della <strong>di</strong>dattica procede nonostante la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

resistenze da parte dei genitori 76 e dei docenti 77 .<br />

72 “Ma forse è un eufemismo: si dovrebbe parlare piuttosto <strong>di</strong> lotte serrate e senza quartiere: scioperi, manifestazioni, comunicati stampa <strong>di</strong> fuoco,<br />

cartoline <strong>di</strong> protesta, a centinaia, scritte dai bambini, etc.” [Narrazione della Dirigente].<br />

73 “Con le insegnanti è stato amore a prima vista: il primo segnale <strong>di</strong> un’intesa forte l’ho avuto quando sono cambiate le loro posture. Chissà perché<br />

mi avevano colpito le loro spalle leggermente curve, che improvvisamente si ergevano erette. Il secondo in<strong>di</strong>zio è stata la percezione che la<br />

reciprocità tra noi si fondasse sulla crescente consapevolezza da parte delle docenti <strong>di</strong> essere un gruppo che si identificava in un’altra donna, un po’<br />

guerriera, un po’ guascona, irriverente nei confronti dell’or<strong>di</strong>ne costituito e con la fissa della scuola dell’infanzia, <strong>di</strong>sposta a pagare le conseguenze<br />

dei suoi atti, delle sue battaglie, delle sue provocazioni” [Tratto dalla Narrazione della Dirigente].<br />

74 “Infine amo profondamente questa scuola per i tesori <strong>di</strong> umanità, <strong>di</strong> talenti, <strong>di</strong> creatività, <strong>di</strong> impegno generoso, <strong>di</strong> sapienzalità <strong>di</strong>dattica, <strong>di</strong><br />

critiche serrate , <strong>di</strong> sollecitazioni costanti che tutto il personale mi ha donato a piene mani, in tutti questi anni arricchendo la mia<br />

professionalità <strong>di</strong> prospettive nuove, a tratti <strong>di</strong>ssonanti, stimolanti sempre. Amo i suoi colori, i suoi spazi curati e il trionfo <strong>di</strong> segni, <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni<br />

e <strong>di</strong> prodotti del bambino che "raccontano" una scuola onestamente impegnata nello sforzo <strong>di</strong> conoscere e valorizzare ogni originalità e<br />

<strong>di</strong>versità. Mi intriga e mi sollecita poi il clima effervescente, che sa <strong>di</strong> tensioni ideali, <strong>di</strong> orgoglio <strong>di</strong> appartenenza, <strong>di</strong> rispetto del <strong>di</strong>ssenso che<br />

con il tempo abbiamo imparato ad esercitare. Ammiro ancora il rigore, frammisto ad autoironia con cui affrontiamo problemi, insuccessi,<br />

cocenti delusioni, senza assolverci, ma anche senza deprimerci , salvando l'autostima. E mi piace la pazienza della ricerca, dell'investigazione,<br />

della riflessione finalizzata a cogliere la <strong>di</strong>scrasia accettabile tra programmato, agito e percepito e che ci consegna, alla fine <strong>di</strong> ogni percorso,<br />

molte criticità e pochi assoluti. Apprezzo ancora lo sforzo con cui questa scuola è riuscita a vincere la sua antica soggezione e la sua<br />

solitu<strong>di</strong>ne, intavolando un <strong>di</strong>alogo insistito e alla pari con famiglie, ente locale, altre scuole e con il territorio, imparando a valorizzare le sue<br />

ricchezze e a compensare le sue carenze. Ma soprattutto mi piace l'ostinazione con cui tutti noi, nessuno escluso, cerchiamo <strong>di</strong> costruire un<br />

contesto in cui valga la pena <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> incontrarsi per socializzare conquiste, ansie, <strong>di</strong>fficoltà, sod<strong>di</strong>sfazioni, promuovendo la nostra <strong>di</strong>gnità<br />

e umanità.”[Tratto dalla Narrazione della <strong>di</strong>rigente].<br />

75 Solo in occasione delle accademie e delle recite <strong>di</strong> fine anno, molto popolari tra i genitori, un po’ meno tra i bambini, costretti a un decentramento<br />

<strong>di</strong> ruoli impossibile a quell’età, le sezioni si aprivano timidamente, più spesso si univano, con caos e <strong>di</strong>sorientamento conseguenti. Eppure qualcosa si<br />

muoveva, se pur lentamente. Infatti gradualmente la pratica delle recitine cominciò ad essere sostituita dalla documentazione filmica, in situazione,<br />

degli alunni coinvolti in attività laboratoriali, socializzate alle famiglie attraverso la proiezione <strong>di</strong> video. Così al fascino (?) della <strong>di</strong>retta, con il<br />

bambino spesso in lacrime, subentrò pian piano una modalità meno coinvolgente ( per le famiglie), ma più rispettosa del bambino, della sua <strong>di</strong>gnità e<br />

serenità[Tratto dalla Narrazione della <strong>di</strong>rigente].<br />

76 l’uso <strong>di</strong> “ pezze “, nel primo Laboratorio dei travestimenti faticosamente attrezzato che è stato il più osteggiato per la sua presunta<br />

inutilità, così detestato che un nugolo <strong>di</strong> madri inferocite trasferì i figli ad altre scuole e sulla loro onda anche altre, scelsero “scuole serie,<br />

meno aduse a trastulli e giochi improduttivi!”) (sic!)” Tratto dalla Narrazione della Dirigente].<br />

77 “E’ stata dura, così dura che sono stati necessari anni <strong>di</strong> concertazione, <strong>di</strong> negoziazioni certosine, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni accese, aspre, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azioni<br />

pazienti, anche se una mano ci è venuta poi dalla intensa e robusta attività <strong>di</strong> formazione. La scorciatoia poteva essere rappresentata da un

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