Rispetto a queste percezioni è possibile introdurre come elemento <strong>di</strong> riflessione, su un piano più metaforico, la lettura della mappa drammaturgica costruita durante il Laboratorio esperienziale. Lettura della mappa 109 Saggio “Una fantasia ragionata – viaggio intorno al pianeta scuola” La mappa sembra essere una rappresentazione fantasiosa ma ragionata delle riflessioni teoriche <strong>di</strong> un “gruppo <strong>di</strong> lavoro” che crea connessioni e collegamenti. Emerge l’importanza della figura professionale dell’insegnante: la prima “meraviglia” è la scoperta delle insegnanti che utilizzano le impostazioni teoriche e pratiche della “scuola dell’autonomia” come “strumenti”, come “aiuti”. Le insegnanti sono “gnomi amici” che portano i bambini/le bambine (“aquiloni legati ad un filo”) ad attraversare il loro “primo giorno” come “un viaggio della fantasia”. Gli gnomi devono essere in grado <strong>di</strong> valutare le <strong>di</strong>fficoltà del “<strong>di</strong>stacco” dalla “famiglia” <strong>di</strong> questi “aquiloni”. Emergono le modalità per facilitare questo <strong>di</strong>stacco: “l’empatia”, “lo stupore”, “creare un ambiente migliore”. D’altro canto il/la bambino/a “vive con loro come in una favola” e chiede che gli venga insegnato a volare (“dammi la mano e insegnami a volare”) per non essere più uno scarabocchio (“lacrime <strong>di</strong> uno scarabocchio”) e conquistare la libertà (“la libertà conquistata”, “libero <strong>di</strong> volare felice”…) “Insieme verso il futuro” per superare “affascinanti ostacoli” che vengono esplicitati: “lo spaesamento”, “il rapporto con gli altri”, “l’ambiente in generale”, “ciò che si deve apprendere”… Emerge la mission dell’Istituto: “tutti uguali, tutti <strong>di</strong>versi”, valorizzando i tesori <strong>di</strong> ciascuno (“tesori ritrovati”). Emergono le speranze dell’Istituto: il “lieto fine”. 5.3. Aspetti caratterizzanti “…La scuola è come una “ navicella spaziale…” Questa è la metafora 110 evocata nel focus group da una mamma. La ripren<strong>di</strong>amo perché ci sembra sintetizzare, come solo le metafore sanno fare, aspetti importanti del tipo <strong>di</strong> “qualità” cui questa scuola sembra fare riferimento. Alcuni aspetti fondamentali: la tecnologia e l’innovazione che stanno alla base della costruzione <strong>di</strong> una navicella spaziale, l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> un apparato che punta ad una meta, un sistema fortemente finalizzato, un insieme <strong>di</strong> molteplici <strong>di</strong>spositivi integrati fra loro e organizzati in modo compatto, penetrante, che imprime forti accelerazioni, in movimento continuo; <strong>di</strong>stanze impensabili possono essere coperte, quello che prima era lontano, ora <strong>di</strong>venta accessibile; senso dell’avventura <strong>di</strong> una comunità scolastica che si struttura intorno ad una missione con “affascinanti ostacoli” 111 che non spaventano più. Molti altri richiami <strong>di</strong> isomorfismi fra navicella e scuola vengono in mente: navicella come prodotto fortemente voluto, progettato, che implica molteplici sistemi <strong>di</strong> controllo, monitoraggio per mantenere la <strong>di</strong>rezione, sistemi <strong>di</strong> comunicazione efficaci, efficienti, competenza, professionalità necessarie per lo 109 Da Laboratorio Esperienziale 110 Da focus group genitori: “Giostra che gira, tutti i pezzi che vanno insieme coor<strong>di</strong>nati, un puzzle, un mosaico Per me una navicella spaziale perché la vedo dal terzo piano circondata dagli alberi, poi vedo solo il tetto che vola verso l’alto, poi è spaziosa la nostra…che <strong>di</strong>co il nostro plesso!…” “Parco dei <strong>di</strong>vertimenti”, “un nido”, “tutti i colori” , “l’arcobaleno” 111 Dal Laboratorio esperienziale con le insegnanti.
svolgimento della missione, ogni parte è “in<strong>di</strong>spensabile” al sistema, al ”tutto” ed è chiaramente identificata in schemi e mappe progettuali. Consapevoli che un <strong>di</strong>scorso prettamente analitico non renderebbe giustizia della complessità <strong>di</strong> questa scuola, con il naso all’insù ci chie<strong>di</strong>amo: esiste ancora uno spazio per l’impensato?