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l'editoriale la riflessione la discussione temi e problemi Pedagogia ...

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filosofia pedagogica (come quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Nussbaum che altro è se non un<br />

modello alto e esplicito di pedagogia critica).<br />

La pedagogia critica si definisce, tra l’altro, come critica del<strong>la</strong> pedagogia<br />

(attuale, corrente, istituzionalizzata, etc., anche a livello soltanto<br />

accademico) e critica rispetto al proprio senso e al<strong>la</strong> propria vocazione,<br />

che proprio <strong>la</strong> tradizione storica illumina nel suo nucleo e nelle sue varianti,<br />

come poi fissa quale punto-di-fuga del pensare/agire pedagogico.<br />

Una pedagogia critica è anche proiezione di modelli, intervento<br />

propositivo, sviluppo di possibilità, di ulteriorità, di correzione e di integrazione,<br />

proiettandosi secondo il principio dell’utopia, se pure trascritto<br />

nel registro del<strong>la</strong> possibilità. Tale modello pedagogico si costruisce<br />

attraverso un confronto capil<strong>la</strong>re, sottile, complesso e globale con le<br />

pedagogie, con tutti i loro fronti, attraverso un <strong>la</strong>voro di grana fine e<br />

costantemente ripetuto e, al tempo stesso, si delinea attraverso <strong>la</strong> progettazione<br />

teorica, di cui si fa principio legittimante <strong>la</strong> stessa pregnanza<br />

storica con <strong>la</strong> tensione pedagogica “originaria” (ovvero avvertita nel suo<br />

proprium) e <strong>la</strong> capacità del modello di rispondere al<strong>la</strong> vocazione del pedagogico,<br />

riletto – insieme – e dentro <strong>la</strong> storia e dentro <strong>la</strong> teoria. Così <strong>la</strong><br />

pedagogia critica è giudizio è progettazione è infuturamento, ma secondo<br />

uno sguardo che, come l’angelo di Benjamin, con lo sguardo rivolto al<br />

passato (e al passato incompiuto: carico di rovine) procede verso il futuro,<br />

rego<strong>la</strong>ndolo secondo il principio speranza.<br />

3. Una pedagogia “in grande”<br />

Tutto ciò, però, esige il pensare <strong>la</strong> pedagogia “in grande”, e in più<br />

sensi. Come impegno storico decisivo. Come modello formativo connesso<br />

a finalità d’epoca. Come modello teoricamente forte e storicamente<br />

ampio. Quale <strong>la</strong> pedagogia fu per Comenio e per il suo sviluppo universale<br />

dell’uomo irenico; quale fu per Rousseau che le affidò il rinaturamento<br />

dell’uomo nell’alienazione; come fu per Pestalozzi che guardò<br />

all’educazione come formazione dell’uomo etico e sociale moderno,<br />

poi per Dewey o per Maria Montessori, che legavano <strong>la</strong> pedagogia al<strong>la</strong><br />

scienza e al<strong>la</strong> democrazia, l’uno, al<strong>la</strong> scienza e al<strong>la</strong> pace, l’altra. Pedagogie<br />

tutte – ad un tempo – d’epoca e universali, capaci di leggere il proprio<br />

tempo nel passato e nel futuro e di indicare le vie del suo “compimento”<br />

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