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l'editoriale la riflessione la discussione temi e problemi Pedagogia ...

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Ne esprime <strong>la</strong> vocazione più propria e più densa. Ne valorizza il ruolo<br />

e teorico e politico e perfino storico: di essere un sapere teleologico in<br />

senso non retorico, <strong>la</strong> cui stessa axiologia – movendo dall’uomo e dal<strong>la</strong><br />

sua liberazione come dal suo compimento – si pone come garante di<br />

un’ottica non contingente, anche se richiamata a tessere e ritessere quel<strong>la</strong><br />

identità dell’uomo per <strong>la</strong> quale <strong>la</strong>vora e dal<strong>la</strong> quale par<strong>la</strong>. Anzi, dal<strong>la</strong><br />

quale – in ultima istanza – è autorizzata a par<strong>la</strong>re. Dall’uomo inteso come<br />

formazione costante del<strong>la</strong> propria umanità. Ed è questa una lectio che<br />

nessuna scienza umana può gestire per <strong>la</strong> pedagogia. Come neppure <strong>la</strong><br />

filosofia che assume, di fatto, l’uomo e il suo pensiero al<strong>la</strong> fine, come<br />

dato o come problema, e quindi ne presuppone <strong>la</strong> formazione<br />

4. Tecnica ‘versus’ riflessività<br />

Allora nel<strong>la</strong> pedagogia attuale due modelli si fronteggiano, il che non<br />

significa che si elidano e che si ignorino reciprocamente. Da un <strong>la</strong>to sta<br />

<strong>la</strong> pedagogia come tecnica, come sapere/agire tecnico, come amministrazione,<br />

il cui modello teorico è il funzionalismo, il quale guarda al<br />

sistema, lo sofistica, lo integra ma anche lo rispecchia e lo migliora nel<br />

suo funzionamento complesso. E qui è in gioco un modello di razionalità<br />

strumentale, al<strong>la</strong> Weber, che è in azione, e del Weber teorico del<strong>la</strong><br />

razionalizzazione moderna, capitalistica e burocratica, quale – all’esempio<br />

– si dispiega nel pensiero sis<strong>temi</strong>co di Luhmann. Su un altro <strong>la</strong>to si<br />

colloca <strong>la</strong> pedagogia come riflessività, come unità di critica e utopia, come<br />

sapere dialettico, che guarda – invece – al nesso temporale presente/futuro,<br />

alle istanze che il presente proietta sul futuro, al compito che quel<br />

futuro deve accogliere dal presente e portare ad esecuzione. Qui <strong>la</strong> razionalità<br />

è “sostanziale”, per usare <strong>la</strong> dizione di Horkheimer e Adorno,<br />

che interpreta e proietta istanze, bisogni, attese e che su di essi e<strong>la</strong>bora<br />

progetti, fini, modelli. Anche ricorrendo all’ideazione metafisica che ha<br />

questo compito di anticipazione e di condensazione di ideali, al di là del<br />

suo impianto dogmatico connesso alle teorizzazioni di un Primo.<br />

Tra i due punti c’è distanza, distinzione, anche opposizione, ma non c’è<br />

solo questo: c’è anche necessaria integrazione, e integrazione dialettica.<br />

Allora si tratta di dar vita ad un dispositivo metateorico del<strong>la</strong> pedagogia<br />

che assuma insieme i due fattori e li congiunga in un’ottica di distinzione<br />

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