l'editoriale la riflessione la discussione temi e problemi Pedagogia ...
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non - valide -, i valori stabiliscono invece re<strong>la</strong>zioni e scale di preferenza:<br />
cosicché noi possiamo convenire con asserzioni valutative in misura maggiore<br />
o minore. Infine, mentre le diverse norme non devono contraddirsi<br />
l’una con l’altra – devono cioè fare parte di una configurazione coerente,<br />
costituire un sistema -, invece valori differenti concorrono tra loro per <strong>la</strong><br />
priorità, cioè costituiscono configurazioni flessibili e ‘in tensione’. Insomma:<br />
l’attrattiva dei valori ha il senso di una valutazione positiva di<br />
certi fini da parte di soggetti determinati.<br />
Ciò che è in gioco, allora, è, in questo caso, l’adeguatezza di un determinato<br />
orientamento, cioè a dire il grado di efficacia che quell’orientamento<br />
può vantare nel<strong>la</strong> risoluzione di <strong>problemi</strong> propriamente pratici<br />
sollevati da soggetti reali. Diversamente dal<strong>la</strong> prima forma di ragione<br />
pedagogica – che riferiva ad un parametro esclusivamente cognitivo - ,<br />
ciò che ora conta è <strong>la</strong> capacità, esibita dal<strong>la</strong> ragione, di istituire e ‘gestire’<br />
un ambito di giustificazione di tipo pragmatico. Nel senso che al<strong>la</strong> ragione<br />
pedagogica si affida il compito di e<strong>la</strong>borare un progetto di educazione<br />
che deve essere valutato sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> sua attitudine a risolvere<br />
meglio <strong>problemi</strong> reali di ordine pratico sollevati da soggetti reali. Al<strong>la</strong><br />
ragione cognitiva tradizionale – cui si affidava il compito di indicare, in<br />
maniera univoca, il bene oggettivo dell’educazione – si sostituisce un<br />
modello di razionalità cui competono le scelte di soggetti e gruppi storici:<br />
cioè a dire cui si affidano le operazioni di accettabilità/accettazione<br />
di certi orientamenti da parte di quelli.<br />
Certamente, si deve tenere conto del fatto che, nel tempo presente, le<br />
ideologie che offrono agli uomini <strong>la</strong> speranza – se non <strong>la</strong> certezza – di<br />
potere fare-<strong>la</strong>-storia sono in <strong>la</strong>rga misura declinate. E il loro declino coincide<br />
anche con il venir meno delle aspettative dell’illuminismo: le aspettative<br />
secondo cui <strong>la</strong> ragione avrebbe finito per prevalere come fattore<br />
trainante del<strong>la</strong> storia umana. Con lo scacco del progetto illuministico si<br />
registra inoltre il fallimento ideologico e politico del<strong>la</strong> comunità intellettuale.<br />
Manca a tutt’oggi un’intellighenzia che favorisca, sostenga, organizzi<br />
e coordini il grande dialogo del<strong>la</strong> società, che predisponga, diriga e<br />
medi il confronto e lo scambio tra gli individui, che mantenga rapporti<br />
significativi con i singoli e i gruppi, consentendo loro di ragionare insieme,<br />
e – forte di tutto ciò – rivesta un qualche ruolo nelle decisioni di potere.<br />
E però sono proprio queste considerazioni che valgono ad attribuire<br />
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