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l'editoriale la riflessione la discussione temi e problemi Pedagogia ...

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da ciascuno come ottimale. Come si è rilevato, <strong>la</strong> condizione culturale<br />

odierna impedisce che si possa investire <strong>la</strong> ragione pedagogica di un<br />

tale compito.<br />

In secondo luogo si può limitare il ruolo del<strong>la</strong> ragione pedagogica a<br />

questioni esclusivamente strumentali; nel senso che <strong>la</strong> funzione di tale<br />

ragione negli affari umani si riduce a semplice e<strong>la</strong>borazione e perfezionamento<br />

di tecniche per scopi ‘di governo’ che essa non contribuisce a<br />

determinare. Qui il pedagogista entra in quell’ordine organizzativo –<br />

per certi aspetti tipico del<strong>la</strong> società contemporanea – che tende a fare del<br />

singolo una parte di una burocrazia funzionalmente razionale; egli per<br />

così dire ‘si iso<strong>la</strong>’ nel<strong>la</strong> sua specializzazione rigidamente strumentale e<br />

cessa di occuparsi dei <strong>problemi</strong> strutturali dell’educazione. Riducendo il<br />

ruolo del<strong>la</strong> ragione pedagogica al semplice perfezionamento e affinamento<br />

di tecniche di natura ‘amministrativa’ e ‘gestionale’, lo studioso abdica<br />

al proprio compito critico e discorsivo e, con questo, al<strong>la</strong> propria autonomia<br />

morale.<br />

In terzo luogo, infine, <strong>la</strong> razionalità pedagogica può rivendicare il<br />

ruolo di organo di intelligenza pubblica impegnato nel<strong>la</strong> tematizzazione e<br />

risoluzione pratica delle difficoltà e dei <strong>problemi</strong> di educazione quali vengono<br />

vissuti e percepiti come rilevanti presso soggetti storici determinati<br />

entro le condizioni strutturali del nostro tempo. In questo caso lo studioso<br />

non percepisce se stesso come un essere ‘indipendente’, in qualche<br />

modo situato fuori del<strong>la</strong> società: come <strong>la</strong> maggior parte dei propri<br />

simili, egli non partecipa delle decisioni ‘che fanno <strong>la</strong> storia’, ma è tra<br />

coloro sui quali ricadono molte delle conseguenze di quelle soluzioni.<br />

Infatti <strong>la</strong> sua posizione e <strong>la</strong> sua attività non gli offrono strumenti privilegiati,<br />

rispetto a quelli di cui dispone l’uomo comune, per affrontare e<br />

risolvere le questioni strutturali dell’educazione – dato che <strong>la</strong> soluzione<br />

di queste non si pone né su un piano puramente intellettuale, né su un<br />

piano puramente privato. E pur tuttavia egli può impegnarsi nello studiare<br />

e vagliare le possibilità oggettive (reali) che a determinati soggetti<br />

e gruppi storici si offrono per control<strong>la</strong>re consapevolmente e razionalmente<br />

le idee e le pratiche educative che, nel loro ambiente quotidiano,<br />

concorrono a fare <strong>la</strong> storia.<br />

Più in partico<strong>la</strong>re. Si deve riflettere sul fatto che, una volta ammesso<br />

che gli uomini sono in qualche misura in grado di ‘fare <strong>la</strong> storia’, alcuni<br />

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