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l'editoriale la riflessione la discussione temi e problemi Pedagogia ...

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le tentazioni ideologiche (tematiche etnico-razziali, grandi visioni totalizzanti)<br />

di timbro oggettivistico e le suggestioni psicodinamiche (singo<strong>la</strong>rità,<br />

clinicità) di tono soggettivistico. Ritrovare un salda nozione del<strong>la</strong><br />

persona nel<strong>la</strong> sua multidimensionale unità e nel<strong>la</strong> sua autentica<br />

re<strong>la</strong>zionalità diventa, allora, un esercizio necessario per riconsolidare il<br />

terreno sul quale poggiare; ogni passo indietro, a questo riguardo, ha<br />

soltanto effetti disastrosi.<br />

E – L’analisi dell’innovazione conferma una volta di più una lezione<br />

che <strong>la</strong> storia dell’educazione (e soprattutto del<strong>la</strong> didattica) ha costantemente<br />

riproposto: i grandi balzi in avanti sono legati all’innovazione<br />

‘povera’ - semplice, a basso tenore tecnologico, facilmente apprendibile<br />

e generalizzabile: per dir<strong>la</strong> con Illich, ‘conviviale’) - molto più che a quel<strong>la</strong><br />

‘ricca’ – complessa, ad alto contenuto tecnologico, impegnativa da apprendere,<br />

carica di abilità specifiche: in altre parole, ‘industriale’. Le<br />

problematiche sociali connesse con l’espansione delle tecnologie dell’istruzione<br />

di carattere informatico e telematico (infopoverty) non sono<br />

che l’ultima espressione di questa costante, che ci mette nuovamente<br />

davanti agli occhi <strong>la</strong> possibile apertura del<strong>la</strong> forbice fra <strong>la</strong> speranza di<br />

una universalizzazione del meglio per tutti e l’opportunità dell’ottimo<br />

soltanto per pochi.<br />

F – Di fronte alle varie formu<strong>la</strong>zioni disciplinari, ai diversi approcci<br />

conoscitivi ed alle intersecate problematiche che occupano il nostro terreno<br />

di osservazione, <strong>la</strong> pedagogia può apparire – come nel caso delle<br />

scienze dell’organizzazione con il loro intrinseco machiavellismo<br />

produttivistico o del raffinato estetismo autogiustificatorio delle teorie<br />

del segno e del<strong>la</strong> rappresentazione – un sapere troppo ‘ingenuo’ o troppo<br />

‘materno’ – permeato, come dimostrano le posizioni (fortunatamente)<br />

ancora dominanti sull’interculturalità e <strong>la</strong> cittadinanza, dallo spirito<br />

dell’accoglienza – o, infine, se guardiamo all’infinito ed inconcludente<br />

dipanarsi ed attorcigliarsi delle questioni sul<strong>la</strong> riforma del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e<br />

sul<strong>la</strong> formazione degli educatori, troppo ‘stanco’: incapace di scatto,<br />

ripetitivo, inerte, privo di capacità di appello.<br />

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