l'editoriale la riflessione la discussione temi e problemi Pedagogia ...
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dioso nuove e più mirate riflessioni sulle finalità educative. Come, in queste<br />
condizioni, secondo Lei si può evitare il pericolo di una <strong>riflessione</strong> educativa<br />
utopica?<br />
Perché l’educazione non sia del tutto utopica, e dunque sia un “possibile”,<br />
occorre indagare ed individuare le condizioni che <strong>la</strong> rendono tale.<br />
Un esame, anche parziale, ma pur sempre significativo, è opportuno<br />
presentare, perché il “penser l’éducation” abbia i suoi risultati.<br />
Si par<strong>la</strong> di intercultura: più correttamente si dovrebbe par<strong>la</strong>re di<br />
multicultura, quel<strong>la</strong> che, già esistente da oltre due secoli nell’America<br />
settentrionale, ha comportato e tuttora comporta un accordo non soltanto<br />
culturale, ma prima ancora civile e politico, del<strong>la</strong> maggioranza con le<br />
molte e diverse minoranze, poiché un primo insopprimibile obiettivo è<br />
quello di eliminare il contrasto tra le razze, trovando dei criteri di comunanza<br />
e non di opposizione. Se poi si vuole veramente par<strong>la</strong>re di<br />
intercultura, non si può trascurare il fatto che le molte civiltà – <strong>la</strong> cristiana,<br />
<strong>la</strong> is<strong>la</strong>mica, <strong>la</strong> ebraica, <strong>la</strong> indiana, … – rendono difficile una considerazione<br />
unitaria, specie quando sono strettamente legate, anzi subordinate<br />
alle leggi e ai comandamenti religiosi, da cui anche i comportamenti<br />
morali e sociali dipendono.<br />
Grave è anche l’equivoco più volte ripetuto che conduce <strong>la</strong> educazione<br />
ad essere soltanto istruzione, anzi nemmeno, soltanto apprendimento<br />
di assai povero linguaggio, oppure, all’opposto, di tecniche specifiche<br />
e di conoscenze specialistiche.<br />
Ancor più grave è lo stesso riferimento incerto sul piano politico e<br />
sociale, quando non più l’Europa sembra indicata per svolgere unità,<br />
ma, oltre l’Europa, oggi l’internazionale, mentre si affermano le richieste<br />
economiche del<strong>la</strong> globalizzazione. E ciò con tutti i <strong>problemi</strong> provocati<br />
dalle esigenze del settore economico, che pretende di impadronirsi<br />
anche del settore culturale, a cominciare dall’imposizione di un’unica<br />
lingua per tutte le comunicazioni, l’inglese, a tale scopo radicalmente<br />
ridotto e impoverito.<br />
Non si può allo stato attuale delle cose dimenticare che l’unione degli<br />
stati ha provocato fino ad oggi un aumento delle “nazioni”, e addirittura<br />
il moltiplicarsi delle esigenze federative, con il risorgere dei costumi e<br />
delle lingue dialettali. Da non trascurare nemmeno le situazioni che sono<br />
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