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l'editoriale la riflessione la discussione temi e problemi Pedagogia ...

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sua problematicità. E standovi come interpreti critici, ovvero capaci di<br />

accoglierne le tensioni, i blocchi, le potenzialità, senza prefigurarne le<br />

uscite.<br />

Ma il nostro presente come va interpretato? Di fatto lo è in molti modi,<br />

che dipendono da ideologie, metodologie, punti-di-vista, che si affiancano,<br />

si accaval<strong>la</strong>no, si confrontano. Ma da queste stesse prospettive di<br />

lettura emergono alcune costanti, che qualificano en structure il nostro<br />

tempo e lo fissano in una sua identità almeno di base. Tali prospettive<br />

sono quelle del<strong>la</strong> Globalizzazione e del<strong>la</strong> Tecnologizzazione, del Capitalismo<br />

e del<strong>la</strong> Massificazione, del<strong>la</strong> Forbice tra Nord e Sud e del<strong>la</strong> Democrazia<br />

come Valore e come Metodo di convivenza sociale e politica.<br />

Sono elementi asimmetrici tra loro ma che delineano in proprio <strong>la</strong><br />

problematicità del nostro tempo mondializzato e carico di ingiustizie e<br />

di opposizioni, governato da Capitale, Tecnica, Mass media, ma al tempo<br />

stesso spinto verso <strong>la</strong> democrazia come modello/valore. Un tempo<br />

di svolta? di apertura? di crisi? di tramonto? Forse un po’ di tutto questo,<br />

ma anche un tempo di potenzialità nuove, di inaugurazione di una<br />

nuova Societas umana, di una condizione in cui libertà e giustizia, umanità<br />

e tecnica, potere e solidarietà possono entrare in sinergia, aprendo<br />

una nuova pagina del<strong>la</strong> civiltà, in cui unità e differenza, tensioni e col<strong>la</strong>borazioni,<br />

localismo e mondialità possono entrare in contatto tra loro e<br />

disporsi in equilibrio, sì pure precario, non immobile, anch’esso sub judice,<br />

ma attivo e presente nel nostro tempo. In questo tempo che si impone<br />

per il superamento dei regionalismi, per l’avvento di un’economia p<strong>la</strong>netaria,<br />

per <strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong> solidarietà, per il cammino fatto dal dialogo<br />

e per <strong>la</strong> coscienza politico-democratica ormai diffusa (se pur contrastata<br />

da integralismi e settarismi, ma che – proprio manifestandosi – ri-legittimano<br />

<strong>la</strong> visione democratica del<strong>la</strong> polis). Allora, è in questo spazio difficile,<br />

in costruzione, ancora neppure del tutto definito, carico anche di<br />

contraddizioni che l’intellettuale (non tanto o solo come specialista, ma<br />

proprio come “uomo pensante”) deve stare e deve starci con convinzione,<br />

con impegno, con acribia critica anche, ma soprattutto con decisione<br />

e con perspicacia. Anche l’intellettuale-pedagogista che, più degli altri<br />

intellettuali sta nel tempo e agisce e pensa per il tempo. Il proprio tempo,<br />

che coincide con l’epoca.<br />

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