NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste
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depositato nei libri, riproducibile e comunicabile.<br />
La distinzione tra culture orali e alfabetizzate venne introdotta da<br />
Milman Parry circa sessant'anni fa, negli studi di epica e letteratura. I<br />
suoi discepoli hanno reso esplicita l'importanza della separazione della<br />
lingua scritta dal parlato individuale in vista della costituzione di un<br />
nuovo tipo di verità. Tuttavia le loro intuizioni, nonostante i grandi<br />
sforzi di Walter Ong e Jack Goody, non hanno scalfito il nocciolo della<br />
teoria educativa.<br />
Il riconoscimento della rilevanza della divisione altomedievale<br />
delle parole in ordine alla 'verità' che il pedagogista presuppone non ha<br />
avuto sorte migliore. Solo tale divisione permise di copiare i testi<br />
servendosi della vista e, ciò che è più importante, di verificare l'identità<br />
testuale di due libri, rendendo possibile concepire l'idea di un 'sapere'<br />
assolutamente identico che sussiste, da qualche parte, in due copie<br />
singole. Ma questo, se si prescinde dagli influssi indiretti connessi<br />
all'assimilazione del pensiero di Marshall McLuhané ha condizionato la<br />
teoria educativa ancor meno delle intuizioni di Milman Parry.<br />
Senza l'evoluzione storica di tale sapere sotteso al testo, una figura<br />
come quella di Jan Amos Komenskj (Comenio) sarebbe impensabile: è<br />
questo tipo di verità ciò di cui necessita l'"Homo educandus", la cui<br />
storia comincia con Comenio (1592-1670). Essa inizia solo durante la<br />
sua epoca, per lo meno come progetto e programma: "omnibus, omnia<br />
omnino docendi". L'ideale dell'"Homo educandus" si definisce appunto<br />
mediante il proposito di insegnare tutto a tutti a fondo. Il nuovo tipo<br />
umano è un essere a cui insegnare tutto quello che deve sapere e fare.<br />
La storia dell'educazione e quella dell'"Homo educandus" sono in<br />
palese contrasto tra loro. Lo storico dell'educazione considera il bisogno<br />
di educazione un fatto astorico; per lui è come se, ovunque vi sia cultura<br />
umana, vi sia pure una scorta di conoscenze da trasmettere di<br />
generazione in generazione. Anziché studiare i passi in seguito ai quali<br />
tale bisogno fece la sua comparsa storica, si limita a studiare come esso<br />
sia stato soddisfatto in altre società, in epoche diverse e in forme<br />
differenti.<br />
La storia dell'"Homo educandus" va distinta dalla storia<br />
dell'educazione, ma non si riduce neppure alla storia delle<br />
interpretazioni che le società del passato diedero delle relazioni<br />
educando-educatore, allorché esse venivano riconosciute esplicitamente.