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NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste

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Dipendenza dalle merci<br />

Ripudiare il paradigma dello sviluppo è più facile per la<br />

generazione di coloro che erano già adulti il 10 gennaio 1949. Quel<br />

giorno la maggior parte di noi incontrò per la prima volta il termine<br />

'sviluppo' nella sua accezione presente, quando il presidente Truman<br />

annunciò il suo 'Programma dei quattro punti'. Fino ad allora ce<br />

n'eravamo serviti per parlare di specie, di proprietà immobiliari e di<br />

mosse nel gioco degli scacchi: da allora 'sviluppo' si riferisce anche a<br />

popoli, paesi e strategie economiche. E da allora siamo stati sommersi<br />

da teorie dello sviluppo i cui concetti sono già relegati allo stato di<br />

curiosità per collezionisti: 'crescita', 'raggiungere', 'modernizzazione',<br />

'imperialismo', 'dualismo', 'dipendenza', 'bisogni fondamentali',<br />

'trasferimento di tecnologia', 'sistema mondiale', 'industrializzazione<br />

autoctona' e 'scollegamento temporaneo'. Ciascuna di queste mode<br />

arrivava in due ondate successive. Una ci portava i pragmatisti, che<br />

mettevano l'accento sulla libera impresa e sui mercati mondiali; l'altra i<br />

politici, che parlavano di ideologia e di rivoluzione. I teorici<br />

producevano montagne di indicazioni e di caricature l'uno dell'altro.<br />

Sotto di esse, i presupposti comuni a tutti loro venivano sepolti. Ora è<br />

tempo di dissotterrare gli assiomi nascosti nell'idea stessa di sviluppo.<br />

Fondamentalmente, il concetto comporta la sostituzione di<br />

capacità molteplici e di soddisfacenti attività di sussistenza con l'uso e il<br />

consumo di merci; il monopolio del lavoro salariato su ogni altro tipo di<br />

lavoro; la ridefinizione dei bisogni in termini di beni e servizi prodotti<br />

industrialmente e progettati da esperti; e infine, la riorganizzazione<br />

dell'ambiente in modo tale che spazio, tempo, materiali e progetto<br />

favoriscano la produzione e il consumo, degradando o paralizzando le<br />

attività orientate ai valori d'uso atti a soddisfare i bisogni direttamente.<br />

E tali trasformazioni e processi, omogenei su scala mondiale, sono<br />

ritenuti inevitabili e buoni. I grandi muralisti messicani ne hanno<br />

espressivamente ritratto le figure tipiche prima ancora che i teorici ne<br />

delineassero gli stadi. Nei loro dipinti si vede l'essere umano ideale<br />

come maschio in tuta dietro una macchina o in camice bianco dietro un<br />

microscopio. Egli fora le montagne, guida i trattori e alimenta ciminiere<br />

fumanti. Le donne lo mettono al mondo, lo allattano e lo educano. In<br />

totale contrasto con le immagini azteche di sussistenza, i murales di

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