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NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste

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venditori di sali aromatici, magistrati e becchini, cappellani dei santuari<br />

per i casi disperati e commercianti d'incenso, ognuno diede la propria<br />

particolare risposta all'epidemia. Ogni gilda fu mobilitata in modo tale<br />

da diventare un 'anticorpo' rispetto alla calamità. La carne di ogni<br />

fiorentino, uomo o donna, angosciato o contagiato, veniva trattenuta,<br />

interpretata e riflessa da specchi differenti.<br />

Nessun corpo professionale poteva catturare in un unico specchio<br />

la carne sofferente. Nessun 'potere' era autorizzato a istituire il corpo<br />

vissuto in quanto tale. L'offerta d'appalto avanzata dalla medicina, verso<br />

la metà del ventesimo secolo, per esercitare un monopolio del genere, è<br />

stata senz'altro priva di precedenti, anche se, di fatto, ha avuto breve<br />

durata.<br />

Credo che l'istituzione medica abbia accantonato questa pretesa<br />

negli ultimi dieci anni. Il potere professionale sulla definizione della<br />

realtà, dopo aver raggiunto il suo apogeo, è ora in declino.<br />

In questo momento un confuso intreccio di "high-tech" e di<br />

erboristeria, di bioingegneria e di pratica autonoma determina il nostro<br />

modo di esperire la realtà, inclusa quella del corpo. Venti anni fa era<br />

normale riferirsi al 'corpo che possiedo' come al 'mio corpo'. Sappiamo<br />

che, nel linguaggio ordinario, questo riferimento alla proprietà è<br />

post-cartesiano. Esso è apparso per la prima volta in tutte le lingue<br />

europee con il diffondersi dell'INDIVIDUALISMO POSSESSIVO, un<br />

fenomeno ben descritto da C. B.<br />

Macpherson. Oggi invece incontro frequentemente giovani che<br />

sorridono se qualcuno non si 'identifica' con il proprio corpo: costoro<br />

parlano del corpo che essi 'sono' ma, paradossalmente, si riferiscono a<br />

questo come al 'mio sistema'.<br />

Durante gli anni Sessanta la professione medica aveva assunto<br />

un'importanza preminente nel determinare ciò che il corpo era e come<br />

avrebbe dovuto 'sentire'. Negli anni Settanta essa ha cominciato a<br />

condividere con altri agenti istituzionali il potere di oggettivare le<br />

persone. Dallo sforzo di oggettivare la gente come corpi o psiche è sorto<br />

un nuovo modello, che genera persone le quali si oggettivano da sé e si<br />

concepiscono come 'produttori' dei propri corpi. Non si tratta, per ora,<br />

che della componente di una nuova matrice epistemologica in fase di<br />

formazione. Può essere di un genere tale da produrre persone che si<br />

percepiscono come collaboratori di un complesso programma di

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