NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste
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Il granchio di Kuchenbuch<br />
Cercando una disciplina storiografica che consenta di recuperare il<br />
passato senza mai dimenticare la distanza che lo separa dal presente,<br />
Ludolf Kuchenbuch ha inventato una parabola. Egli parla di storiografia<br />
servendosi della metafora del granchio. Quasi tutti gli animali, quando<br />
fuggono da qualcosa, si voltano e guardano nella direzione in cui si<br />
muovono. Il granchio invece cammina all'indietro, mentre i suoi occhi<br />
sporgenti restano fissi sull'oggetto da cui si allontana. Lo schermo del<br />
computer è la mia immagine del presente. La scrittura dei Fenici e degli<br />
Ebrei, i geroglifici e i caratteri cuneiformi sono lontani dietro di me,<br />
oltre l'orizzonte alle mie spalle. Voglio esplorare quello che succede<br />
quando comincio ad arretrare tenendo gli occhi fissi sul presente. Nel<br />
primo stadio di questo viaggio cieco verso il passato, quello che viene a<br />
interporsi fra me e lo schermo sono i ricordi del mio passato personale.<br />
Mentre mi allontano dallo schermo, su cui il mio sguardo resta<br />
fisso, la prima fermata è a Cornell. Non dimenticherò mai quella notte,<br />
la stessa in cui Che Guevara fu ucciso. Mi trovavo a Cornell per studiare<br />
gli archivi di Myron Stykos, che, con un massiccio finanziamento della<br />
Fondazione Ford, aveva raccolto migliaia di articoli della stampa<br />
latinoamericana sul controllo delle nascite. Il suo progetto era quello di<br />
classificare le ragioni di consenso e di dissenso in materia. Io invece<br />
volevo servirmi dello stesso materiale per scoprire che cosa<br />
significavano per la gente la spirale, la pillola e il preservativo. Con le<br />
risorse economiche di cui disponeva, Stykos era riuscito, già a quei<br />
tempi, a servirsi di un computer. Per tutta una notte io riprogrammai la<br />
macchina, sfruttando al massimo la mia limitata conoscenza del Fortran.<br />
Fu il mio primo incontro con il computer. Ricordando quella notte<br />
insonne nel laboratorio e le successive conversazioni con i tecnici, una<br />
cosa mi è chiara: allora, venticinque anni fa, qualcosa di simile<br />
all'elaboratore di testi che oggi do per scontato era, se non un'utopia,<br />
una cosa che certo non apparteneva ancora all'immaginario comune.<br />
Indubbiamente la teoria dell'informazione aveva già cominciato a<br />
penetrare nel discorso di ogni giorno. L'analisi dei sistemi aveva fatto il<br />
suo ingresso nelle scienze esatte e in quelle sociali. La terminologia<br />
cibernetica era già di moda negli ambienti accademici. Ma sui giornali<br />
le nuove parole erano ancora circondate da un'aura di mistero e