NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste
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è una parola che nell'epoca preindustriale veniva usata per indicare certi<br />
aspetti dell'ambiente. La gente chiamava "commons" quelle parti<br />
dell'ambiente per cui la consuetudine esigeva certe forme specifiche di<br />
rispetto da parte della comunità. "Commons" (in tedesco "Allmende" o<br />
"Gemeinheit", in italiano 'usi civici') denotava quella parte dell'ambiente<br />
che si trovava al di fuori dei confini e delle proprietà, ma che le persone<br />
avevano tuttavia diritto di usare, non per produrre merci, ma per la loro<br />
sussistenza domestica. La legge della consuetudine che umanizzava<br />
l'ambiente istituendo gli usi civici era di solito non scritta. E ciò non<br />
solo perché la gente non si dava la pena di metterla per iscritto, ma<br />
anche perché la realtà che essa proteggeva era troppo complessa per<br />
essere riducibile in paragrafi. La legge degli usi civici regolava il diritto<br />
di passaggio, il diritto di pesca e di caccia, il diritto di pascolo e quello<br />
di raccogliere legna o piante medicinali nel bosco.<br />
Una quercia, per esempio, poteva trovarsi nei "commons".<br />
D'estate, la sua ombra serviva ai pastori e alle loro greggi; le sue<br />
ghiande nutrivano i porci dei contadini della zona; i suoi rami secchi<br />
fornivano legna da ardere alle vedove del villaggio; alcuni dei suoi<br />
ramoscelli verdi, a primavera, venivano tagliati per ornare la chiesa; e al<br />
tramonto poteva magari essere il luogo dove si riuniva l'assemblea del<br />
villaggio. Parlando di "commons", "iriai", usi civici, la gente si riferiva<br />
a un aspetto dell'ambiente limitato, necessario alla sopravvivenza della<br />
comunità, utile a vari gruppi in modi diversi, ma che, in senso<br />
strettamente economico, non veniva percepito come scarso.<br />
Quando in Europa, parlando ai miei studenti all'università, uso la<br />
parola "commons", essi pensano immediatamente al diciottesimo<br />
secolo.<br />
Pensano a quei pascoli in Inghilterra in cui ogni abitante del<br />
villaggio poteva condurre qualche pecora; e ricordano la recinzione di<br />
quei pascoli, che li trasformò da usi civici in risorsa per l'allevamento<br />
commerciale. In primo luogo, tuttavia, i miei studenti ricordano il nuovo<br />
tipo di povertà introdotto da quelle recinzioni: l'assoluto impoverimento<br />
dei contadini, sottratti alla terra e costretti al lavoro salariato, e<br />
l'arricchimento commerciale dei proprietari terrieri.<br />
Il loro pensiero va subito all'emergere di un nuovo ordine<br />
capitalistico. Quella dolorosa innovazione tende a far loro dimenticare<br />
che le recinzioni rappresentano un cambiamento anche più profondo. La