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tutti i giorni anche di fatti concreti e verificabili. Insieme a questo<br />

luccicare borghese di opportunità, da una parte all’altra del pianeta<br />

si viveva una stagione politica fremente, forse irripetibile,<br />

fatta di sogni di rivolta e speranze di rinnovamento. Seppure lontani<br />

decine di migliaia di chilometri, i giovani studenti seguivano<br />

con passione le diverse fasi della guerra in Vietnam, palude dell’imperialismo<br />

americano, e con la stessa partecipazione facevano<br />

conoscenza con la politica dei “Cento fiori” del presidente Mao<br />

Tse Tung, le timide riforme di Nikita Kruscev, il romanticismo rivoluzionario<br />

di Ernesto Che Guevara, la vana speranza progressista<br />

di JFK, strumentalmente appaiata alla battaglia per di diritti<br />

civili di Martin Luther King. E poi c’erano le lotte anticolonialiste,<br />

la guerriglia comunista in America Latina e il mito della rivoluzione<br />

terzomondista: era un mondo in cui le speranze si stavano<br />

realizzando.<br />

Tutto questo successe nell’arco di neanche dieci anni. Il presente<br />

era più che sufficiente a far sognare anche i più scettici, nel<br />

presente stava il serbatoio emozionale dell’immaginazione al potere.<br />

Persino la minaccia della guerra nucleare tra i due blocchi,<br />

che ritornava ossessivamente nell’immaginario occidentale degli<br />

anni cinquanta, veniva momentaneamente rimossa, relegata a un<br />

inconscio collettivo da cui trarrà poi ispirazione la narrativa fantascientifica.<br />

Il mondo cambiava a velocità travolgente e la generazione onnivora<br />

nata proprio negli anni che seguirono la fine della guerra<br />

non vedeva più ostacoli di fronte a sé. Nessun ostacolo a parte i<br />

propri genitori, i vecchi italiani. Le donne e gli uomini testimoni<br />

del conflitto mondiale, della Resistenza, della guerra civile e del<br />

drammatico epilogo della dittatura, cresciuti sotto il fascismo e<br />

artefici dell’Italia repubblicana, nazione giovane, nata dalla radicale<br />

cesura tra passato e innovazione. Certo provinciali e un poco<br />

prevedibili nel loro compassato rigore morale, ma anche saldi<br />

nell’attaccamento a una bandiera, fosse quella del Partito Comunista,<br />

della Democrazia Cristiana oppure quella, più prosaica, del<br />

posto fisso garantito. Una generazione parecchio significativa dal<br />

punto di vista politico e culturale, che ha lasciato un’eredità im-<br />

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