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errori del sessantotto diventa in questo modo la conferma della<br />

sostanziale ambiguità di quel periodo, dell’equivoco di fondo che<br />

ha caratterizzato le lotte degli anni settanta.<br />

Italia-Germania 4-3 rimane però un’opera significativa perché<br />

limpida espressione della capacità mitopoietica degli ex sessantottini:<br />

la famosa semifinale che vide l’Italia vincere ai tempi supplementari<br />

dopo una estenuante e bellissima partita contro la<br />

Germania è diventata una sorta di evento topico, una cesura storica<br />

e culturale dalla quale non si può proprio prescindere.<br />

Io quando è stata giocata quella famosa partita avevo un anno,<br />

ma le immagini di Rivera e compagni le avrò viste almeno trenta<br />

volte, in ambiti e discussioni differenti, con uomini e donne di<br />

ogni provenienza politica impegnati a commentarle mostrando<br />

occhi pieni di commozione.<br />

Quelle immagini sfuocate, sempre le stesse, mi mettono tristezza.<br />

Quelle immagini non mi appartengono. Non c’entrano niente<br />

con la storia della mia generazione, rimandano a un paese che<br />

non abbiamo conosciuto e che non è necessario rimpiangere.<br />

Un paese precocemente invecchiato, alle prese con il progresso<br />

tecnologico e l’urbanizzazione ma ancora attaccato alle proprie<br />

origini contadine. Basta vedere le facce dei calciatori, trasformati<br />

loro malgrado in leggende: Rivera, Riva, Mazzola, Boninsegna<br />

e tutti gli altri; personaggi integri, onesti e prevedibili, lontani<br />

mille miglia dalla furia irriverente di un Diego Armando Maradona.<br />

Io so tutto di quella spedizione in terra messicana, tutte le beghe<br />

e i retroscena, le staffette fra campioni e le divisioni di spogliatoio.<br />

Ma ne avrei fatto a meno. Invece, non mi sembra di avere<br />

mai più rivisto i gol della storica partita che nel 1982 vide la vittoria<br />

dell’Italia, poi campione mondiale, contro il Brasile di Zico,<br />

Socrates e Falcao, uno dei più forti di sempre. Nessuno la ricorda:<br />

sebbene a livello sportivo è stata certo più importante ed eroica,<br />

rappresentativa di un’Italia appena uscita da estenuanti anni<br />

di conflittualità politica e pronta a fare proprio il nuovo edonismo<br />

craxiano, non può contare su bravi narratori. Manca di un<br />

efficiente lavoro di comunicazione. Non è “formidabile”, non è<br />

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