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ca rivoluzionaria e le sue inevitabili derive, impedisce di fatto la<br />
nascita di un nuovo conflitto che poggi su reali bisogni sociali.<br />
La memorialistica del sessantotto sortisce in questo modo un<br />
effetto soporifero, ottunde le coscienze e insinua il dubbio della<br />
futilità della lotta, che viene ricondotta sotto le rassicuranti consuetudini<br />
della pace borghese. In pratica: se non ci siamo riusciti<br />
noi che eravamo la “meglio gioventù”, voi poveri sprovveduti privi<br />
di ideologie cosa pensate di fare?<br />
La produzione editoriale e pubblicistica a nostra disposizione riguardante<br />
il sessantotto e le lotte degli anni settanta è veramente<br />
ampia. Questa diversificata gamma coinvolge indifferentemente<br />
giornalisti, uomini politici ed ex militanti dei gruppi: citiamo, giusto<br />
per dovere di cronaca, i lavori di Sofri, Mughini, Adornato,<br />
Brambilla, Berardi, Ortoleva, Fofi, Beretta, Veneziani, Toscano,<br />
De Luca, Pardo, senza dimenticare le opere di ex terroristi come<br />
Curcio, Franceschini, Moretti e Segio. Ma un esempio particolarmente<br />
significativo di rievocazione reducistica è il libro autobiografico<br />
Formidabili quegli anni, scritto da Mario Capanna nel<br />
1986 per Rizzoli.<br />
Un lavoro abbastanza modesto, nel quale il leader del Movimento<br />
Studentesco riassume in perfetto ordine cronologico i fatti<br />
politici salienti del suo percorso di giovane contestatore, aggiungendovi<br />
parte della sua successiva e non memorabile carriera politica.<br />
Alla stregua di un bigino divulgativo e nonostante allora<br />
fossero trascorsi quasi vent’anni dal sessantotto, nel libro manca<br />
qualsiasi tentativo di analisi storica delle dinamiche sociali che<br />
portarono alla contestazione nelle università. Come del resto<br />
manca ogni forma di autocritica o ripensamento, specie nei confronti<br />
dello stalinismo o del famigerato servizio d’ordine Katanga<br />
che tante teste spaccò in quel periodo. Piuttosto, l’ex leader del<br />
Movimento Studentesco rispolvera alcuni vecchi arnesi della<br />
prassi leninista, fra cui l’inquietante concetto di avanguardia rivoluzionaria,<br />
per motivare a distanza di anni le scelte più retrive della<br />
sinistra extraparlamentare milanese e italiana.<br />
Ovviamente in questo percorso di memoria privata non si ne-<br />
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