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labile quando il tessuto sociale e culturale di una nazione si disgrega.<br />

Per molti vecchi militanti sessantottini questo rituale della<br />

partecipazione ancora resiste, sebbene ridotto a un innocuo<br />

vezzo borghese, quasi infantile ma compiaciuto, utile solo per<br />

dissimulare i privilegi di classe che, quelli sì, non sono mai venuti<br />

meno. Talvolta si ripropone in modo veramente sfacciato<br />

come mesto corollario delle adunate nostalgiche di sessantenni<br />

in carriera, ancora impegnati a rivendicare una presunta alterità<br />

di comportamenti, un’innata capacità di condivisione dei momenti<br />

collettivi, un’eccezionale ampiezza di vedute – ovvero la<br />

loro specifica differenza nell’affrontare le normali consuetudini<br />

sociali.<br />

Malauguratamente, questo è l’unico credibile retaggio del<br />

loro passato rivoluzionario.<br />

Cosa resta quindi oggi del sessantotto?<br />

Non molto, in realtà. Il trasformarsi del ruolo della donna,<br />

l’affermazione del diritto al divorzio e all’aborto, il progressivo<br />

laicismo sociale e il mutare dei costumi fanno parte di quel trascinante<br />

processo di modernizzazione già in atto nelle democrazie<br />

occidentali dalla fine degli anni cinquanta, del quale il<br />

sessantotto fu un sintomo importante ma non certo la causa<br />

scatenante. Processo di modernizzazione inevitabile perché legato<br />

ai cambiamenti strutturali del sistema capitalistico, diversificato<br />

e inafferrabile, non più fordista e non più dipendente<br />

dalla produzione delle industrie nazionali.<br />

Per creare nuovi mercati servivano nuovi bisogni e un immaginario<br />

che li veicolasse, quindi una società più aperta e dinamica<br />

che comprendesse uomini e donne, bianchi e neri, omosessuali<br />

e omofobi, destri e sinistri, impiegati e disoccupati, risparmiatori<br />

e gaudenti, benpensanti e tossicodipendenti. Tutti<br />

consumatori, tutti contenti di poterlo essere. Che poi l’esaltazione<br />

delle differenze e dell’individualità borghese vada sempre<br />

a scapito dell’uguaglianza è storia assai nota.<br />

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