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lasfemia laica, un’offesa ai valori civili dell’Italia contemporanea.<br />

Un’operazione che solo un pazzo o uno sprovveduto oserebbe<br />

tentare. Si può, ed è anzi è consigliabile, parlare con piglio grave<br />

dei propri perduti ideali rivoluzionari, magari ostentando un<br />

atteggiamento saggio e consapevole; discutere aspramente sulla<br />

reale importanza delle tradizioni nazionali, mettere in questione<br />

il cattolicesimo e le sue fissazioni medievali riguardanti contraccezione<br />

e castità, bestemmiare l’integralismo e il Dio di tutte le religioni.<br />

Tutto legittimo, ma fate bene attenzione a non toccare il<br />

sessantotto. Guai a dubitare. Evidentemente quest’opera di propaganda<br />

postuma, questa pervicacia da reduci nell’affermare la<br />

forza e l’esclusività della propria esperienza, è servita a qualcosa.<br />

Sicuro che è servita. Ha concorso a dissimulare il presente, a<br />

renderlo poco interessante, prosaico e già da sempre indirizzato<br />

verso un destino di rassegnazione. Il presente già futuro cominciato<br />

negli anni ottanta, quando l’Italia è cambiata davvero, per la<br />

gioia di tutti i brillanti pensatori postmoderni.<br />

Ma procediamo con cautela.<br />

In primo luogo la mitologia del sessantotto è così intensa e durevole<br />

solo in Italia, mentre negli altri paesi europei non ha la<br />

stessa forza persuasiva. E non ci si lasci ingannare dall’attacco che<br />

nell’autunno 2006 il primo ministro francese Sarkozy ha lanciato<br />

nei confronti degli ex sessantottini, ritenuti responsabili del mancato<br />

ricambio generazionale francese e di una sorta si sindrome di<br />

Peter Pan: rappresenta un caso isolato, messo in piedi artificiosamente<br />

per obiettivi politici interni. Per quanto riguarda gli altri<br />

paesi, in Germania il dibattito sul sessantotto è finito da un pezzo<br />

mentre in Inghilterra e in Spagna, sebbene per ragioni molto diverse,<br />

semplicemente non è mai esistito.<br />

Da noi invece la mitologia della contestazione è cominciata<br />

nella prima metà degli anni ottanta, quando la tragica stagione<br />

terroristica si era appena conclusa e l’odio politico del decennio<br />

precedente era stato messo da parte. Il mito si sviluppa e assume<br />

progressivamente forza attraverso la rievocazione memorialistica<br />

dei protagonisti. Durante gli anni ruggenti del pentapartito la televisione<br />

e i giornali, intasati di ex contestatori, fanno a gara per<br />

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