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ilità, seppure a prezzo di grandi sacrifici familiari, di frequentare<br />

l’università. Di fianco al classico studente borghese emerse così<br />

l’inedita e senz’altro più moderna figura dello studente piccoloborghese<br />

o addirittura proletario, che lavorava per studiare e soffriva<br />

la frustrazione sociale di non poter accedere ai nuovi beni di<br />

consumo che lo sviluppo capitalistico della società aveva reso disponibili.<br />

Questo era un soggetto sociale istintivamente sovversivo,<br />

maggioritario nell’ambito della lotta politica metropolitana e<br />

quindi anche nei gruppi extraparlamentari ma inevitabilmente<br />

minoritario nel circoscritto alveo della lotta universitaria. Questa<br />

tensione politica e progettuale divenne evidente dal 1975 in poi,<br />

quando i sessantottini borghesi furono pronti a rifluire verso le<br />

esigenze politiche della propria classe di provenienza.<br />

Tornando alle dinamiche interne ai gruppi, non è certo da sottovalutare<br />

l’ambigua influenza che il pensiero di Mao Tse Tung, all’inizio<br />

degli anni settanta, ebbe sulla formazione politica dei giovani<br />

rivoluzionari. La questione è parecchio imbarazzante perché,<br />

sebbene siano trascorsi più di trent’anni, su questo argomento<br />

la rimozione è stata sostanziale mentre il fenomeno fu davvero<br />

significativo, e non solo per una minoranza di soggetti politicizzati:<br />

in pratica quasi tutti i militanti dell’epoca si definivano maoisti,<br />

però oggi pochi se ne ricordano. Per cercare di dissimulare la vincente<br />

tendenza leninista con un’ispirazione e un modello politico<br />

non ancora compromessi da derive dittatoriali, nel lustro successivo<br />

alla contestazione molti si dichiararono maoisti, adottando<br />

con sconsiderato entusiasmo quella specie di aberrazione politica<br />

che fu la Rivoluzione culturale, in realtà una spietata lotta interna<br />

al Partito Comunista cinese e matrice ideologica di tutti gli stermini<br />

totalitari dell’Estremo Oriente. Quei gruppi marxisti minoritari<br />

che l’avevano intuito (Lotta Comunista, per esempio), furono<br />

di fatto esclusi ed emarginati dal pur ampio contesto della sinistra<br />

extraparlamentare. Diffuso come un santino, il Libretto rosso<br />

del presidente cinese diventò in poco tempo una sorta di breviario<br />

pieno di pensierini evocativi da recitare a memoria, filastrocche<br />

adattabili a ogni occasione che nessuno si prese la briga di<br />

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