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eterea, inconsistente, un deserto cognitivo dove poter operare<br />

qualsiasi forma di manipolazione mediatica.<br />

In questo vuoto pneumatico la società postindustriale fagocita<br />

se stessa e smarrisce ogni punto di riferimento etico. Ogni<br />

opinione ha valore, nessuna opinione ha valore. Ogni linguaggio<br />

ha una sua dignità perché non esistono dignità né linguaggio.<br />

Ogni mezzo di comunicazione è valido, la comunicazione<br />

diventa il principale veicolo letterario o artistico, svilendo l’arte<br />

nel genere, nella ripetizione del genere e poi ancora nella citazione<br />

del genere. E in questo sotterraneo mutare, la violenta<br />

contrapposizione politica – nella seconda metà del decennio<br />

già di fatto perdente e chiusa in un ottuso radicalismo militare,<br />

probabilmente incoraggiato da apparati dello stato – fa da<br />

specchietto per le allodole di trasformazioni ben più radicali e<br />

significative.<br />

A questo proposito è significativa l’analisi di Lucia Annunziata<br />

nel suo recente saggio, 1977.<br />

A dispetto di tutte le bandiere rosse e del linguaggio rivoluzionario,<br />

la forza dell’estrema sinistra fino al 1976 era<br />

stata quella di intercettare la nuova comunità di cittadini<br />

che il capitalismo stava formando. Soprattutto intercettarne<br />

la principale domanda: quella della massima libertà<br />

di pensiero individuale, necessario complemento del forte<br />

senso di diritto individuale che maturava in quegli anni.<br />

Naturalmente, quella sinistra credeva che tale richiesta<br />

di libertà fosse un anticipo prerivoluzionario. Si pensava<br />

che la liberazione individuale costituisse sia il rifiuto<br />

dell’autoritarismo comunista di tipo sovietico sia di quello<br />

capitalista, di cui quest’ansia di libertà di pensiero<br />

sembrava la crisi finale.<br />

Più tardi sarebbe stato invece chiaro che si era trattato di<br />

una evoluzione, non di una sconfitta del capitalismo, già<br />

in rinnovamento, già allora dialogante con il computer (a<br />

noi ignoto), e già fuori da una prospettiva di classe in no-<br />

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