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Affrontando il tema dell’eredità politica non si può non ripensare<br />

agli anni ottanta, ed è un compito difficile, quasi doloroso.<br />

Deve forse trascorrere ancora un po’ di tempo per essere<br />

sufficiente lucidi, ma certo non è avventuroso affermare che anche<br />

in Italia si è imposto il modello neoliberista, magari con<br />

un’attitudine meno drastica che in altri paesi (penso all’Inghilterra,<br />

al durissimo ed estenuante conflitto sindacale dei minatori)<br />

e con un costo sociale decisamente più basso. Complici di<br />

questo trapasso quasi indolore sono stati la collaudata attitudine<br />

italiana al compromesso e il ruolo della sinistra borghese intellettuale,<br />

freno motore delle lotte politiche degli ultimi due<br />

decenni.<br />

La crisi culturale della borghesia italiana come ceto trainante<br />

delle trasformazioni sociali è l’autentica eredità del sessantotto<br />

studentesco.<br />

Non poteva essere altrimenti. Contestando la propria classe<br />

di appartenenza senza la determinazione e la tenacia di una<br />

lotta veramente antagonista, i sessantottini hanno dato vita a<br />

un’estetica rivoluzionaria ingannevole, un insieme di comportamenti<br />

anticonformisti, pose e stereotipi politici ancora oggi<br />

piuttosto diffusi e riproposti con orgoglio. Sul medio periodo<br />

il risultato è stata una rinnovata diffidenza popolare nei confronti<br />

della sinistra borghese intellettuale, vista come l’irritante<br />

espressione di una classe sociale annoiata e parolaia, capricciosamente<br />

affezionata a obiettivi politici che non le appartengono.<br />

La crisi identitaria della borghesia si è fatta lampante con lo<br />

spensierato edonismo degli anni ottanta, quando gli ex contestatori<br />

perfezionarono il loro percorso professionale.<br />

La corruzione diffusa, il malcostume sociale, la perdita del<br />

senso etico dello stato e il definitivo affermarsi della televisione<br />

commerciale monopolistica hanno aperto la strada al quel degrado<br />

civile e culturale che sta all’origine dell’anomalia Berlusconi.<br />

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