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Questo documento riveste particolare importanza se pensiamo<br />

che per tutta la prima metà degli anni settanta Valcarenghi, e<br />

con lui l’intera redazione di “Re Nudo”, nel vasto ambito extraparlamentare<br />

fu considerato uno dei principali rappresentanti<br />

dell’area più aperta e dialogante, erede dell’esperienza<br />

controculturale della fine degli anni sessanta e severamente<br />

critica nei confronti della politica dei gruppi. Ma confrontandosi<br />

con la nuova leva di giovani delle periferie anche i redattori<br />

di “Re Nudo” sentivano una forte incapacità di comunicare,<br />

una grande differenza di prospettive e soprattutto di vissuto<br />

condiviso.<br />

I giovani dei circoli non erano cresciuti nel rassicurante tepore<br />

dell’Italia del “boom economico”, non avevano passato<br />

l’infanzia nella concreta speranza di un mondo migliore, né<br />

avevano creduto nei miti positivi del pacifismo e dell’internazionalismo.<br />

Questi ragazzi, appena varcata la soglia dell’adolescenza<br />

trascorsa sognando una rivoluzione improbabile, si erano<br />

ritrovati in metropoli-dormitorio piene zeppe di eroina, prive<br />

di spazi di socializzazione e attraversate da una violenza endemica<br />

che andava ben al di là della contrapposizione politica.<br />

La loro era una realtà dura e drammatica, priva di immaginario<br />

consolatorio, forgiata nel quotidiano.<br />

Una realtà che la stragrande maggioranza dei sessantottini –<br />

se si escludono quelli che confluiranno nell’area dell’Autonomia<br />

e soprattutto intorno alla rivista milanese “Rosso” – rifiutavano<br />

sdegnati, considerandola un tradimento delle proprie lotte<br />

e dei propri sogni.<br />

Questa storia infatti non ce l’hanno mai raccontata, nessuno di<br />

loro, in nessuna occasione.<br />

L’incapacità da parte dei sessantottini di comprendere i<br />

cambiamenti del tessuto sociale metropolitano comincia nella<br />

seconda metà degli anni settanta. Da quel momento in poi si<br />

preoccuperanno solo di ricordare e non saranno più in grado di<br />

intervenire positivamente nella vita politica e culturale italiana.<br />

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