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Temo sia improbabile. Piuttosto, la tesi sulla quale vorrei insistere<br />
è che la maggior parte dei protagonisti del sessantotto<br />
studentesco – perlopiù, come abbiamo già detto, studenti universitari<br />
– era espressione compiuta di una piccola o media borghesia<br />
urbana pronta, seguendo immutabili interessi di classe, a<br />
ripensare la propria esistenza in un ottica conservatrice, pur<br />
mantenendo uno sguardo sociale aperto e tollerante che tenesse<br />
conto degli straordinari cambiamenti di costume maturati nei<br />
decenni immediatamente precedenti.<br />
Partendo da questo presupposto sociale, difficilmente confutabile,<br />
per quanto riguarda la fatidica soglia degli anni ottanta<br />
più che di svolta o tradimento politico bisognerebbe parlare di<br />
una sostanziale continuità, sebbene quasi mimetizzata dall’acceso<br />
clima politico degli anni settanta.<br />
Il partito di Craxi divenne un polo di attrazione naturale perché<br />
da una parte era più laico, meno rigido e moralista del Pci –<br />
da sempre visto come il vero antagonista nella lotta per l’egemonia<br />
a sinistra – e certo più sensibile alle istanze maturate durante<br />
la contestazione, specie quelle riguardanti le scelte personali del<br />
cittadino quali il divorzio, l’aborto, la libertà religiosa – dall’altra<br />
aveva già da tempo abbandonato ogni velleità rivoluzionaria,<br />
sposando una sorta di liberalismo decisionista molto centrato<br />
sulla figura del leader.<br />
Il PartitoSocialista fu il traghettatore perfetto per tutti quegli<br />
studenti borghesi che, esaurita la carica contestataria, si preparavano<br />
a occupare i posti per i quali avevano studiato. Di fatto il<br />
sessantotto studentesco fece da levatrice per la nascita di una<br />
nuova classe dirigente, più moderna e spregiudicata. Potrà sembrare<br />
un ragionamento brutalmente classista, ma trovo necessario<br />
che si torni a parlare di ceti sociali senza ambiguità né reticenze<br />
perché, come questo primo scorcio del terzo millennio ha<br />
chiaramente dimostrato, l’Italia è ancora un paese rigidamente<br />
diviso in classi.<br />
Dopo l’illusione liberale e riformista degli anni novanta, nei<br />
quali sembrava che in Italia fosse rimasta solo una grande e om-<br />
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