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In realtà sono proprio le conquiste più immediatamente politiche<br />

maturate in quegli anni a essere state “superate” e rimosse<br />

dall’aggressivo neoliberismo dei decenni successivi.<br />

Anche con uno sguardo frettoloso alle condizioni dell’attuale<br />

mondo del lavoro italiano ci si rende conto di quanto lo Statuto<br />

dei lavoratori, rivendicato come una delle principali eredità<br />

del sessantotto, sia stato di fatto circoscritto e aggirato da<br />

altre normative; rimane valido per tutelare alcune categorie di<br />

salariati e stipendiati riemerse alla ribalta politica durante l’ultimo<br />

governo Berlusconi, in occasione del fallito tentativo di revisione<br />

dell’articolo 18. Ma per poco altro.<br />

Oggi la stragrande maggioranza dei giovani tra i venti e i<br />

quarant’anni vedono gli operai e gli impiegati assunti nei decenni<br />

precedenti come privilegiati, e questo aumenta in modo<br />

sensibile la mancanza di comunicazione e di mutua solidarietà<br />

fra le diverse categorie di lavoratori.<br />

Dell’arretramento politico a modelli rivoluzionari datati e<br />

autoritari verificatosi nella seconda metà degli anni settanta abbiamo<br />

già detto; bisogna aggiungere che quei modelli hanno<br />

continuato per molto tempo a condizionare la vita politica italiana.<br />

Ricordo che durante le occupazioni del 1990 – il movimento<br />

universitario della Pantera – noi giovani contestatori guardavamo<br />

con un misto di sgomento e rassegnazione all’eterno riproporsi<br />

delle divisioni politiche degli anni settanta, con gli eredi<br />

dell’Autonomia Operaia e degli stalinisti impegnati a fronteggiarsi<br />

astiosamente, ancora chiusi in ruoli preconfezionati. Con<br />

quel disordinato movimento tentammo di fermare la ristrutturazione<br />

conservatrice già in atto da alcuni anni: le riforme universitarie<br />

nate sull’onda della contestazione – la liberalizzazione<br />

dei piani di studio, gli appelli mensili e l’incremento dell’interattività<br />

fra le diverse discipline – già da tempo erano state<br />

oggetto di limitazioni e di fatto disinnescate nella loro carica<br />

rinnovatrice, prima della recente cancellazione operata dalla<br />

riforma Moratti.<br />

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