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me di una società dei servizi e del ceto medio. Una società<br />
in cui la scolarizzazione di massa avrebbe prodotto, invece<br />
che frammentazione e oppressione, un’identità liberale<br />
sul terreno sociale, attentissima ai diritti individuali e<br />
cultrice del benessere. Senza più nemmeno un pensiero<br />
per la rivoluzione.<br />
I frutti di questo cambiamento si iniziarono a raccogliere allo<br />
scoccare degli anni ottanta, quando – repentinamente e quasi<br />
senza che ce ne si accorgesse – venne a mancare ciò che Italo<br />
Calvino chiamava “la voce anonima dell’epoca”, ovvero una<br />
pulsione più forte e autentica rispetto alle riflessioni individuali<br />
del singolo intellettuale o artista, una voce autorevole in virtù<br />
della sua pregnanza rispetto alla contemporaneità.<br />
La generazione dei sessantottini è perfetta per accompagnare<br />
questo cambiamento. Nella sua spudorata inconcludenza<br />
conserva il torto e la ragione assieme. In quanto espressione di<br />
un’unica classe egemone, la borghesia urbana, rappresenta sia<br />
il governo sia l’opposizione. La vittoria e la sconfitta, la lotta<br />
coraggiosa e la ritirata più miserabile. Simulando la battaglia<br />
sociale come fosse un teatro dei pupi, l’Italia postfordista dice<br />
per sempre addio alla conflittualità fra classi.<br />
Negli ultimi trent’anni la crisi, o meglio la percezione della decadenza<br />
di letteratura, cinema e arte in generale, si specchia<br />
nella mancanza di prospettive e nell’affanno esistenziale di una<br />
società formata da uomini e donne confusi e irrisolti, fatalmente<br />
poveri di esperienza o, meglio, del senso della loro esperienza.<br />
L’assenza di un reale conflitto, principale motore del progresso<br />
umano, ha ridotto drasticamente lo spazio per la ricerca<br />
di un contenuto che dia legittimità all’inventare.<br />
Stiamo vivendo la fase crepuscolare di quel modello culturale,<br />
abbiamo di fronte un baratro ancora tutto da esplorare.<br />
Ma è importante sottolineare che mentre nell’Occidente industrializzato<br />
si profilava questo epocale cambiamento, i ses-<br />
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