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Prendendo in esame il periodo successivo al sessantotto e quelle<br />

che ne furono le conseguenze politiche e sociali, non si può certo<br />

dimenticare che nel dicembre del 1969 a Milano venne fatta<br />

esplodere una bomba alla Banca dell’agricoltura, in piazza Fontana.<br />

Con questo attentato fascista s’inaugurò tragicamente la strategia<br />

della tensione, che tramite una serie di azioni eversive, proseguite<br />

a fasi alterne fino ai primi anni ottanta, mirava a influenzare<br />

in senso reazionario le scelte politiche del paese. Senza ombra<br />

di dubbio lo stragismo fu il capitolo più drammatico e miserabile<br />

della storia dell’Italia repubblicana, e tuttavia sembra ormai destinato<br />

a una disincantata accettazione da parte sia di un omertoso<br />

ceto politico, sia di una società civile assuefatta, abituata a guardare<br />

al proprio passato nazionale con un misto di sgomento e rassegnazione.<br />

Non è questo il luogo per indagare quanto fossero occulti<br />

i poteri che dirigevano gli apparati dei servizi segreti e delle<br />

gerarchie militari impegnati in questa strategia eversiva, ma è indubbio<br />

che quella serie di sanguinosi attentati mirò a colpire in<br />

primo luogo la crescente conflittualità operaia, molto più temibile<br />

per il potere democristiano delle pur radicali parole d’ordine studentesche.<br />

Gli operai non si accontentavano più delle rivendicazioni<br />

salariali, considerate ormai banali aspirazioni piccoloborghesi:<br />

nel 1969 gli operai chiedevano più potere. Pretendevano<br />

più potere, e spesso lo facevano scavalcando la mediazione dei<br />

partiti – Pci e Psi soprattutto – e del sindacato, seguendo la segreta<br />

aspirazione secondo cui la classe operaia rivoluzionaria si sarebbe<br />

progressivamente sovrapposta allo stato borghese.<br />

Ebbene, questa storia non la ricorda nessuno. Nonostante la<br />

centralità e l’intensità delle lotte operaie nell’ambito specifico del<br />

sessantotto italiano, la rappresentazione storico-mediatica di quegli<br />

anni è quasi completamente dedicata alla contestazione studentesca:<br />

gli scontri di Valle Giulia a Roma, il lancio di uova alla<br />

prima della Scala, Mario Capanna e il Movimento Studentesco<br />

della Statale di Milano, i Katanga, gli scontri alla Bussola, i percorsi<br />

personali dei tanti leader extraparlamentari; in breve, le gesta<br />

dei ragazzi dagli occhi cattivi, i moderni e voraci contestatori.<br />

Proprio analizzando questo inquinamento storico e mediatico<br />

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