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Renato Mannheimer, i compagni di militanza Mario Capanna e<br />
Luca Cafiero, l’avvocato Giuliano Spazzali, il capo del servizio<br />
d’ordine Katanga Mario Martucci, il filosofo Giulio Giorello, l’ex<br />
assessore di Forza Italia Roberto Caputo, il verde Carlo Monguzzi,<br />
la diessina Barbara Pollastrini, il deputato di rifondazione Ramon<br />
Mantovani, e poi ancora Gabriele Nissim, Alberto Martinelli,<br />
Gaetano Liguori, Claudio Risé, Gabriele Mazzotta, Fulvio Scaparro,<br />
Giuliana Sgrena e con lei almeno una cinquantina di giornalisti<br />
di ogni fede politica e caratura professionale. Ciò che subito<br />
stupisce in questo interminabile elenco di sessantenni in carriera<br />
è di vedere riunita una grande eterogeneità dei tipi umani, politici<br />
e professionali rappresentati, come se quegli anni di militanza<br />
in comune fossero stati più importanti e significativi di qualsiasi<br />
esperienza successiva.<br />
A parte le ovvie considerazioni sull’opportunità di una chiamata<br />
alle armi di questa consistenza dopo trent’anni di storia, ancora<br />
una volta rimango stupefatto di fronte allo straordinario spirito<br />
identitario e generazionale degli ex sessantottini, i quali continuano<br />
a rivendicare con orgoglio l’unicità della propria esperienza.<br />
Come baldanzosi ex combattenti non si preoccupano di apparire<br />
tremendamente nostalgici – e questo è un caso fin troppo evidente<br />
– purché gli venga concessa ancora una volta l’occasione di<br />
ricordare la propria appartenenza. Non ci sono convinzioni politiche,<br />
riflessioni personali e derive giudiziarie che possano dividerli<br />
di fronte alla semplice forza dei loro ricordi, alla luminosa<br />
bellezza della loro “meglio gioventù”.<br />
È necessario parlare con franchezza.<br />
Di simili rimpatriate lacrimevoli ne abbiamo viste già troppe e<br />
tutte molto simili fra loro. Con questo genere di rievocazioni hanno<br />
lastricato l’adolescenza e la giovinezza della mia generazione.<br />
Rimpianti, orgogliose rivendicazioni, distinguo, dissociazioni,<br />
condanne, abiure, infamie, ripensamenti. Ci hanno detto tutto e il<br />
contrario di tutto, sempre usando una chiave di interpretazione<br />
emozionale, antistorica e fuorviante.<br />
Personalmente sono stufo. Prima o poi dovranno darci indie-<br />
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