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eality show e telegiornali scandalistici facesse precipitare le nostre<br />
serate catodiche a livelli di imbecillità prima nemmeno immaginabili.<br />
Francamente sembra un poco in malafede anche l’atteggiamento<br />
moralistico del professionista in carriera che non riconosce<br />
nella propria generazione la prima responsabile di questo disastro<br />
culturale. Ciononostante l’autore, nascondendosi dietro la<br />
maschera del sarcasmo, riesce a essere impietoso e soprattutto<br />
sincero, facendola finita con l’agiografia consolatoria del sessantotto.<br />
Dialogando con altri compagni di lotta, il disilluso Katanga dà<br />
vita a una serie di ripensamenti e confessioni preziosissime, come<br />
per esempio quando dice: “Noi, anche sbagliando e rifacendoci a<br />
modelli fallimentari, volevamo rifare una classe dirigente, più<br />
umana e competente”.<br />
Davvero molto raro per un ex sessantottino parlare apertamente<br />
di classe dirigente e di competenza. Mica di immaginazione<br />
o di rivoluzione. Un obiettivo che se perseguito con franchezza<br />
sarebbe stato molto utile per lo sviluppo economico del paese<br />
e il rinnovamento della nostra classe imprenditoriale, e avrebbe<br />
fatto piazza pulita di ogni ambiguità, svelando l’autentico volto<br />
dei ragazzi con gli occhi cattivi: giovani borghesi per un breve<br />
tempo infatuati dalla fascinazione estetica della rivolta sociale.<br />
Non è un caso che nella seconda parte di Katanga che sorpresa,<br />
dedicata all’epoca contemporanea e immediatamente legata alla<br />
cronaca politica di fine anni novanta, emerga un pensiero velatamente<br />
conservatore: la necessità di non schierarsi e di rimarcare<br />
la propria diffidenza verso gli attuali schieramenti. Dopo di noi il<br />
nulla. E il disimpegno.<br />
Sarebbe sbagliato ricondurre un’analisi dell’eredità contestataria<br />
al solo pensiero di Martucci, ma certo queste sono prese di<br />
posizione che fanno riflettere sul reale ruolo della borghesia nel<br />
nostro paese. Riflessioni ancora attuali, visto che specie a sinistra<br />
questo equivoco rimane un problema identitario molto serio.<br />
Ultimo, tremendo colpo di coda della rievocazione sessantottina<br />
è stato il film La meglio gioventù (titolo tratto da una raccolta<br />
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