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Bombe a grappolo, proiettili all'uranio impoverito ... - ImageShack

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Polizia<br />

© CATTANEO/FOTOGRAMMA, ONOFRI/IMAGO ECONOMICA, ANSA/LAPRESSE<br />

La ministra Livia Turco<br />

con altre sostanze e tende a sottovalutarne<br />

la pericolosità. La cocaina può uccidere<br />

una persona che sniffa una piccola<br />

dose una sola volta, ma è vero anche che<br />

se ne può fare un uso massiccio senza<br />

avere gravi conseguenze (nel breve termine,<br />

nel lungo le cose cambiano parecchio).<br />

L’eroina invece non perdona, il sovradosaggio<br />

uccide sempre. «I ragazzini<br />

la fumano, ma la usano anche via endovena»,<br />

ricorda Gatti, e non è il solo. Leopoldo<br />

Grosso dice di avere la stessa impressione,<br />

e rimanda alla Lila. Dove Stefano<br />

Carboni, responsabile del settore<br />

Riduzione del danno, conferma che<br />

stanno ragionando su un possibile ritor-<br />

no delle malattie infettive: «Da due anni<br />

ci sono dati che oscillano, non è un trend<br />

ma fanno pensare. A fine marzo ci sarà<br />

una riunione del gruppo di lavoro proprio<br />

su questo». Tra le prime spiegazioni<br />

che si danno alla Lila, sul possibile ritorno<br />

in auge delle siringhe, c’è l’abbassamento<br />

della qualità della sostanza. «La<br />

roba che gira ha un basso principio attivo,<br />

cosa molto strana visto il livello di<br />

produzione e di offerta sul mercato»,<br />

conferma Gatti: «Quindi, o serve un’eroina<br />

di bassa qualità per ridurre i rischi<br />

di overdose e dipendenza, cosa che la<br />

rende meno rischiosa agli occhi dei nuovi<br />

assuntori, oppure si tratta di una bieca<br />

manovra». Spiega Teodora Macchia all’Iss:<br />

«Si abbassa la qualità per spronare<br />

il mercato verso modalità di assunzione<br />

che diano maggiore dipendenza». Chiarisce<br />

Gatti: « È la promozione della sostanza<br />

come serio investimento sul futuro.<br />

Perché quando si raggiunge il<br />

consolidamento del mercato, allora si<br />

punta sui tossici». Su tutto, il sigillo<br />

della Direzione antidroga, dove rilevano<br />

come «l’eroina dello spaccio al minuto<br />

sia molto meno pura di quella sequestrata<br />

nei grossi carichi, che arriva<br />

al 70 per cento», e confermano che sì,<br />

«potrebbe essere una strategia di mercato».<br />

Con un doppio risultato, la fidelizzazione<br />

del cliente e l’aumento dei<br />

profitti. Della criminalità organizzata<br />

e del terrorismo internazionale, a partire<br />

da quello che ha il suo centro economico<br />

in Afghanistan. Dove non solo<br />

si coltiva l’oppio (il 93 per cento della<br />

produzione mondiale, per un giro d’affari<br />

di 400 miliardi di dollari), ma si<br />

produce direttamente<br />

l’eroina. Lo dicono i<br />

sequestri dei precursori<br />

chimici, necessari<br />

alla lavorazione della<br />

materia prima, e le<br />

300 raffinerie distrutte<br />

l’anno scorso, a cui<br />

si sommano le oltre<br />

400 di quest’anno. Andrea Mancini,<br />

desk officer a Kabul per il programma<br />

Unodc, stima che circa la metà dell’oppio<br />

afgano sia raffinato sul posto.<br />

Mentre il mercato si espande verso altre<br />

produzioni, come rivela la scoperta,<br />

sempre in Afghanistan, di 50.000<br />

ettari coltivati a cannabis.<br />

Spacciatori che<br />

fanno «sconti<br />

comitiva» e<br />

«agevolazioni<br />

per i neofiti»<br />

«Il rischio di mortalità per i tossicodipendenti<br />

assistiti dai Sert è in costante<br />

diminuzione», illustra Raimondo Pavarin,<br />

a capo dell’Osservatorio epidemiologico<br />

di Bologna, città in cui però da<br />

qualche anno si registra un aumento<br />

delle morti per overdose. «È soprattutto<br />

una mortalità “importata”, di non residenti,<br />

provenienti da altre città e regioni,<br />

o stranieri. In questi anni si è abbassata<br />

la guardia sulla riduzione del danno, e in<br />

assenza di una guida nazionale le politiche<br />

sulle dipendenze si sono regionalizzate.<br />

È difficile che fra i morti ci siano<br />

persone che provengono da Lombardia,<br />

Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, regioni<br />

che come l’Emilia Romagna hanno<br />

retto». Regioni in cui funziona anche<br />

il basso accesso, la distribuzione di metadone<br />

con le unità mobili, dove i servizi<br />

che funzionano attraggono utenti residenti<br />

altrove, o senza fissa dimora. Dove<br />

anche la rilevazione del dato si è affinata,<br />

e le morti vengono registrate per quello<br />

che sono e per ciò che le ha provocate,<br />

senza rientrare in quel “sottostimato”<br />

che accompagna il dato nazionale di oltre<br />

seicento decessi all’anno per overdose.<br />

La politica è il tasto dolente che toccano<br />

tutti. In sede europea l’Italia è sanzionata<br />

per l’assenza di un progetto di<br />

prevenzione, con altri due Stati: Lituania<br />

e Cipro. Il Dipartimento antidroga,<br />

messo da Berlusconi sotto la presidenza<br />

del Consiglio, e affidato all’allora ministro<br />

Giovanardi, è stato smantellato, le<br />

competenze sono rientrate sotto i ministeri<br />

della Salute e della Solidarietà sociale<br />

di Livia Turco e Paolo Ferrero. Giovanardi,<br />

con l’allora vicepremier Fini, è<br />

anche autore di una<br />

legge, di impronta repressiva,<br />

che ha appena<br />

compiuto un anno.<br />

Nei Sert, nei commissariati,<br />

nei dipartimenti<br />

e negli osservatori, si<br />

attende con ansia, da<br />

parte della politica,<br />

l’annuncio di un chiaro indirizzo e di<br />

presa in carico del problema. E magari<br />

l’annuncio che per le politiche antidroga,<br />

oltre che qualche legge, siano rimessi<br />

a disposizione i fondi per la cura e la<br />

prevenzione, transitati in questi ultimi<br />

anni, come segnalato più volte dal ministro<br />

Livia Turco, per dubbi canali. ■<br />

left 11, 16 marzo 2007 u33

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