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Bombe a grappolo, proiettili all'uranio impoverito ... - ImageShack

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mondostati uniti<br />

Alla Cia<br />

manca<br />

la grazia<br />

Negli Usa lo scandalo della soffiata sull’agente<br />

Plame si chiude con la condanna di Lewis<br />

Libby. C’è chi parla di capro espiatorio, ma<br />

per ora il presidente non può permettersi<br />

di perdonarlo di Stefano Rizzo<br />

La settimana scorsa è stata la<br />

settimana degli scandali per<br />

l’amministrazione Bush. Uno<br />

si è chiuso con la condanna di<br />

Lewis “Scooter” Libby, il potente ex capo<br />

di gabinetto di Dick Cheney, nel processo<br />

per falsa testimonianza nel Ciagate.<br />

Due si sono aperti: quello dei maltrattamenti<br />

ai soldati feriti nell’ospedale<br />

militare Walter Reed, che ha già portato<br />

alle dimissioni del segretario generale<br />

del Pentagono, e quello degli otto<br />

procuratori licenziati dal ministro della<br />

Giustizia Alberto Gonzales perché si<br />

erano rifiutati di bloccare alcune indagini<br />

per corruzione nei confronti di parlamentari<br />

repubblicani.<br />

Ma, a ben guardare, anche la fine del processo<br />

Libby non ha chiuso l’affaire, che<br />

adesso coinvolge personalmente lo stesso<br />

Bush. Subito dopo la condanna, gli<br />

ambienti conservatori repubblicani<br />

hanno reclamato a gran voce la grazia<br />

per il funzionario mentitore, definito dal<br />

suo avvocato un “capro espiatorio” necessario<br />

a coprire responsabilità di altri<br />

(leggi Karl Rove, il principale consigliere<br />

politico del presidente).<br />

50uleft<br />

11, 16 marzo 2007<br />

Quando, nell’estate del 2003, venne<br />

rivelato il nome dell’agente segreto Valerie<br />

Plame, una grave indiscrezione<br />

che è all’origine dei guai di Libby, Bush<br />

dichiarò che avrebbe “punito severamente”<br />

chiunque, all’interno della Casa<br />

Bianca, fosse risultato responsabile.<br />

Una promessa che non può tradire,<br />

perdonandolo, senza perdere la faccia.<br />

Anche se altri presidenti, prima di lui,<br />

lo hanno fatto pur di coprire le azioni illegali<br />

delle loro amministrazioni. Nel<br />

1974 Gerald Ford ha perdonato Nixon<br />

per lo scandalo Watergate. Lo stesso ha<br />

fatto nel 1992 Bush senior con i due<br />

protagonisti dello scandalo Iran-Contras,<br />

Caspar Weinberger e Elliott<br />

Abrams. Anche Clinton ha sfidato l’opinione<br />

pubblica perdonando, pochi<br />

giorni prima della fine della sua presidenza,<br />

il bancarottiere (e amico di famiglia)<br />

Marc Rich, insieme al cognato<br />

Hugh Rodham.<br />

Per Bush figlio la situazione è un po’ più<br />

difficile. Innanzitutto perché, quando<br />

arrivò alla Casa Bianca nel 2001, promise<br />

di porre fine alla corruzione e al nepotismo.<br />

E poi perché sa che la decisione di<br />

Il presidente Bush nella sede della Cia<br />

graziare Libby avrebbe seri contraccolpi<br />

sulle elezioni presidenziali, per le quali i<br />

repubblicani si apprestano a combattere<br />

una battaglia tutta in salita. È probabile,<br />

quindi, che se grazia vi sarà, sarà solo dopo<br />

le elezioni del 2008 quando Bush<br />

non avrà più nulla da perdere.<br />

Intanto lo scandalo rischia di allargarsi.<br />

Il Congresso, ormai a maggioranza democratica,<br />

sembra finalmente intenzionato<br />

a vederci chiaro. Ha convocato per i<br />

prossimi giorni la “vittima”, Valerie Plame,<br />

per farsi dire perché il suo nome è<br />

stato usato dall’amministrazione come<br />

una clava per attaccare chi metteva in<br />

discussione le ragioni dell’intervento in<br />

Iraq. La stessa Plame ha annunciato di<br />

aver intentato una causa per danni contro<br />

Libby, Karl Rove, Dick Cheney e altri,<br />

e questa volta il vicepresidente difficilmente<br />

potrà sottrarsi - come ha fatto in<br />

questi anni - alla richiesta di spiegazioni.

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