Bombe a grappolo, proiettili all'uranio impoverito ... - ImageShack
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uone e di cattive, e<br />
non sempre si utilizzano<br />
le prime».<br />
In Europa<br />
i maggiori<br />
responsabili<br />
dell’utilizzo<br />
di energia sono<br />
i palazzi: oltre<br />
il 40 per cento<br />
del totale<br />
Gli americani l’hanno<br />
chiamata “architettura<br />
passiva”, i francesi<br />
preferiscono l’espressione<br />
architecture<br />
bioclimatique, ma la<br />
sostanza non cambia:<br />
è un modo di progettare<br />
e realizzare abitazioni in grado di coniugare<br />
il rispetto dell’ambiente e la riduzione<br />
degli sprechi con un elevato<br />
comfort abitativo. Come avviene con le<br />
case passive. Il concetto è nato negli Stati<br />
Uniti negli anni Settanta, ma recentemente<br />
sono stati i tedeschi a riscoprire<br />
questo modo di progettare, dando origine<br />
alla passivhaus. Si tratta di edifici in<br />
cui l’apporto di calore dell’irraggiamento<br />
solare trasmesso attraverso le finestre<br />
e quello generato internamente da elettrodomestici<br />
e dagli occupanti stessi è<br />
quasi sufficiente a compensare le perdite<br />
di temperatura dell’involucro, garantendo<br />
così un clima costante, senza che si<br />
renda necessario un tradizionale im-<br />
pianto di riscaldamento. «Bisogna però<br />
chiarire che un minimo di energia deve<br />
essere utilizzato in ogni caso», precisa<br />
Butera. L’Istituto di case passive di<br />
Darmstad, in Germania, ha stabilito uno<br />
standard per definire un edificio passivo:<br />
un appartamento che consuma massimo<br />
15 chilowatt all’anno a metro quadro<br />
per il riscaldamento, cioè un litro e<br />
mezzo di gasolio l’anno per ogni metro<br />
quadrato. Per avere un’idea: mediamente<br />
il parco edilizio italiano consuma dieci<br />
volte tanto, e in alcune zone dell’Europa<br />
particolarmente fredde si può arrivare a<br />
venti volte di più. Spiega Butera: «Le regole<br />
per la realizzazione di un edificio<br />
passivo vengono dall’architettura bioclimatica:<br />
esposizione a sud dell’edificio,<br />
opportuno dimensionamento delle superfici<br />
vetrate, in modo da garantire la<br />
massima illuminazione con luce naturale<br />
e limitare la perdita di calore, elevato<br />
isolamento, equilibrio tra apporti e dispersioni<br />
termiche». Quando l’architetto<br />
mette mano alla matita dovrebbe ricordarsi<br />
poche e fondamentali regole: «I<br />
bagni andrebbero collocati a nord e le<br />
stanze più abitate a sud. Le<br />
vetrate devono essere ampie,<br />
ma attenzione: se il vetro<br />
favorisce il passaggio<br />
del sole durante il giorno, la<br />
notte non è certo l’ideale<br />
per mantenere la temperatura.<br />
Inoltre una spessa<br />
struttura isolante deve essere<br />
abbinata a un impianto<br />
di ventilazione efficace,<br />
altrimenti in estate l’edificio<br />
diventa invivibile».<br />
Il costo extra di una casa passiva rispetto<br />
a un edificio convenzionale è proporzionale<br />
agli interventi per aumentare il risparmio<br />
energetico. «Mediamente può<br />
essere valutato nell’ordine di un 3-5 per<br />
cento, e non supera mai il 10. Si tratta di<br />
investimenti limitati, compensati nel giro<br />
di pochi anni dalla netta riduzione uu<br />
1/10<br />
É il consumo medio di gasolio di una casa<br />
passiva rispetto a una tradizionale<br />
il colloquio<br />
Michael Tribus<br />
DA BOLZANO<br />
CON CALORE<br />
I primi edifici passivi realizzati in Italia<br />
sono stati gli uffici della ditta Klas Malles,<br />
a Bolzano, nel 2000.<br />
Da anni la provincia ha adottato il parametro<br />
CasaClima, per la valutazione energetica<br />
delle abitazioni. In base al consumo<br />
annuo, le abitazioni vengono classificate<br />
in categorie che vanno da A a G, come<br />
avviene per gli elettrodomestici. Dal<br />
12 gennaio 2005 ogni nuovo edificio ad<br />
uso abitativo o ufficio, ad eccezione di<br />
quelli localizzati in zone produttive, per<br />
ottenere la concessione edilizia deve avere<br />
un consumo di calore pari o inferiore alla<br />
soglia CasaClima, 70 chilowattora l’anno<br />
per metro quadrato. Sempre a Bolzano<br />
è stato costruito il primo edificio pubblico<br />
passivo, l’Expost, progettato dall’architetto<br />
Michael Tribus. «La ristrutturazione<br />
dell’Expost, in linea con lo standard passivo,<br />
è costata circa il 4 per cento in più rispetto<br />
a una convenzionale. Ma la spesa<br />
sarà ammortizzata in quattro anni e mezzo:<br />
invece di consumare 90.000 euro di<br />
gasolio l’anno, l’edificio ne consuma meno<br />
di 5.000», spiega Tribus. «Il palazzo, degli<br />
anni Cinquanta, è stato ampliato in fase di<br />
restauro, e ora ha una struttura di 20.000<br />
metri cubi, con cinque piani, che ospitano<br />
gli uffici dell’assessorato all’Energia e all’Ambiente,<br />
con 110 posti di lavoro. Il tutto<br />
alimentato da un mini impianto di riscaldamento,<br />
grande quanto quello di una<br />
normale abitazione». p.t.<br />
left 11, 16 marzo 2007 u65