Bombe a grappolo, proiettili all'uranio impoverito ... - ImageShack
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nomia o della politica monetaria<br />
di un singolo Paese,<br />
sia questo gli Usa o l’Australia,<br />
ma si ha a che fare con<br />
l’intera economia globale,<br />
in termini che egli, durante<br />
la sua presidenza, non ha<br />
mai conosciuto. Per esempio,<br />
con l’eccezione del Venezuela<br />
e di pochi altri Paesi,<br />
l’inflazione è bassa in tutto<br />
il mondo e ancorata a livelli<br />
tra l’1 e il 7 per cento,<br />
altro sintomo della sincronizzazione<br />
del ciclo globale.<br />
I MODELLI E L’INFLAZIONE<br />
Negli stessi giorni Bernanke<br />
ha affermato che «la<br />
globalizzazione ha aggiunto<br />
una dimensione di complessità<br />
all’analisi delle<br />
condizioni finanziarie che<br />
devono essere tenute nel<br />
giusto conto da chi conduce<br />
la politica monetaria», e<br />
che oggi la Fed deve fare i<br />
conti con gli sviluppi internazionali<br />
molto più che in<br />
precedenza quando prende<br />
decisioni di politica monetaria.<br />
Ha inoltre ribadito<br />
che la Fed conserva la<br />
capacità di determinare<br />
l’andamento dei tassi Usa.<br />
Riguardo all’inflazione, ha<br />
detto che la forte pressione<br />
al ribasso dei prezzi, dovuta<br />
soprattutto ai manufatti<br />
esportati dalla Cina e da<br />
altri Paesi emergenti, è<br />
stata più che bilanciata negli<br />
Usa dall’aumento dei<br />
prezzi dei prodotti energetici<br />
e delle materie prime<br />
dovuto proprio alla crescita<br />
di quei Paesi. Egli ritiene<br />
che l’effetto complessivo<br />
sulle economie non sia<br />
stato deflattivo. Questa visione<br />
d’insieme perde di<br />
vista la variazione dei<br />
prezzi relativi, per esempio<br />
tra beni e servizi.<br />
INFLAZIONE NEGLI STATI UNITI<br />
CRESCITA DEL PIL USA<br />
NUOVE VARIABILI<br />
Janet Yellen, altro membro<br />
del Comitato direttivo della<br />
Fed, ha sostenuto che la globalizzazione<br />
ha in effetti ridotto<br />
l’inflazione Usa in via<br />
diretta attraverso il minore<br />
prezzo dei beni importati e<br />
indirettamente consentendo<br />
un incremento del potere<br />
d’acquisto e quindi minori richieste<br />
di incrementi nominali<br />
dei salari. La curva di<br />
Phillips (relazione tra disoccupazione<br />
e inflazione) sa-<br />
rebbe molto piatta (inflazione<br />
poco sensibile a variazioni<br />
dell’occupazione) se il mercato<br />
del lavoro di riferimento<br />
non fosse più quello locale ma<br />
quello globale. Yellen sembra<br />
prendere atto dell’incremento<br />
delle variabili in gioco.<br />
UN MONDO DIVERSO<br />
La questione non è teorica<br />
come sembra. La Fed alza i<br />
tassi ufficiali quando c’è pericolo<br />
di inflazione, rallentando<br />
la crescita economica; al<br />
contrario abbassa i tassi per<br />
favorire la crescita quando<br />
l’attività economica langue.<br />
Le sue decisioni hanno un effetto<br />
ritardato nel tempo,<br />
pertanto deve saper agire in<br />
anticipo e per questo molta<br />
enfasi è posta sulle sue capacità<br />
previsive. Crescita e inflazione<br />
sono l’obiettivo e le<br />
determinanti della politica<br />
monetaria Usa. L’analisi delle<br />
trasformazioni in corso è<br />
essenziale per verificare l’adeguatezza<br />
degli strumenti<br />
utilizzati dalla Fed per svolgere<br />
le sue analisi e prendere<br />
le sue decisioni, che si ripercuotono<br />
sulle economie di<br />
tutto il mondo. Non a caso in<br />
questi giorni molti analisti<br />
osservano che anche se Bernanke<br />
ha fama di accademico,<br />
e ha aumentato il ruolo<br />
dei modelli economici nell’attività<br />
della Fed, paradossalmente<br />
la globalizzazione<br />
potrebbe rendere il processo<br />
inadeguato, e le sue stesse affermazioni<br />
consentono di<br />
coltivare il sospetto.<br />
left 11, 16 marzo 2007 u71