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mondoeuropa uu Frattini non si nasconde che il cinquantenario coglie l’Ue in una fase di stallo, causata dai “no” referendari alla Costituzione in Olanda e Francia e, in misura temporanea, dall’attesa del prossimo vincitore alle presidenziali francesi. D’altronde a Bruxelles lo dicono senza remore: tutto è bloccato fino all’arrivo del conquistatore dell’Eliseo. «Io sono però dell’opinione che la bocciatura del trattato costituzionale in Francia sia stata provocata soprattutto da questioni politiche interne», afferma Frattini. Quindi ne consegue che la sua ricetta per il superamento dell’attuale immobilismo europeo e per un rilancio in grande stile dell’Unione è: «Varare il trattato prima delle elezioni europee del 2009 evitando a tutti i costi di riaprire il negoziato sul- la Costituzione, altrimenti si andrebbe a scoperchiare un vaso di Pandora. Si possono fare alcune piccole modifiche, per esempio alla terza parte della Costituzione che effettivamente risulta un po’ pesante». La terza parte è un blocco di 321 articoli che descrive le politiche e le azioni interne ed esterne, nonché il funzionamento dell’Unione Europea e si occupa di una quantità di cose, dalla cittadinanza al mercato interno, alla libera circolazione delle persone, dei servizi e delle merci, le politiche economiche, monetarie e sociali, la politica estera, i trasporti, l’energia, la protezione civile, l’istruzione, lo sport, la cultura, il turi- 56uleft 11, 16 marzo 2007 1999 Introduzione della moneta unica Nel 1999 l’euro debutta sui mercati finanziari, ma è dal 1 gennaio 2002 che diventa divisa circolante di tredici dei ventisette Stati dell’Unione. È amministrato dalla Banca centrale europea, responsabile delle politiche monetarie comuni. «Abolire l’unanimità delle decisioni e le presidenze semestrali» Posto di blocco nei Territori occupati smo, l’occupazione, l’ambiente, la cooperazione giudiziaria eccetera. Allora sembra naturale pensare che di fronte a tale complessità e al recente allargamento che ha portato a 27 il numero di Stati membri, si pensi ad un’Europa a due velocità, con un nucleo di Paesi più avanzati sul cammino di un’integrazione non soltanto economica. Ma a questa ipotesi il vicepresidente preferisce offrire ricette forse meno pericolose per l’unità complessiva dell’Ue: «Bisogna subito fare uno sforzo per cambiare le regole istituzionali che bloccano il funzionamento di Bruxelles - afferma -. Per esempio abolire l’obbligo di unanimità delle deci- 2001 Trattato di Nizza Documento conclusivo della Conferenza intergovernativa incaricata di riformare le istituzioni europee per adattarle alla nuova Europa a venticinque, poi a ventisette. Nel 2000 il Consiglio europeo ha proclamato la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. © MAHFOUZ ABU TURK/REUTERS/CONTRASTO sioni e il turno semestrale delle presidenze». Quanto agli italiani dibattiti sull’ingresso del futuro Partito democratico nel Partito socialista europeo e agli speculari problemi del centrodestra (Alleanza nazionale s’è vista qualche mese fa negare l’ingresso fra i Popolari dell’Unione), Frattini la vede da politico più romano che continentale: «Noi in Italia non abbiamo un partito socialdemocratico, mentre il Ppe rappresenta valori unitari e condivisi da 27 delegazioni nazionali: la famiglia, l’identità europea, lo sviluppo economico, l’educazione. Non si capisce invece dove si collocherà il Pd e questa è la prova che fra i socialisti del Parlamento di Bruxelles c’è un difetto di corrispondenza». ■ 2005 Il no dei francesi alla Costituzione europea Con un referendum, la Francia respinge la Costituzione, il testo che raccoglie gli atti costituenti dell’Unione. Criticati i principi neoliberisti, l’eccessiva importanza data all’economia, le scarse garanzie per i lavoratori e per lo stato sociale.
Una fiction non fa Nassiriya Mentre su Canale5 va in onda l’apologia della missione italiana in Iraq, due militari sono accusati di «uso aggravato di armi contro ambulanze» di Christian Elia Raoul Bova protagonista della fiction Nassiriya, per non dimenticare In questi giorni torna ad aggirarsi per l’Italia lo spettro di Nassiriya, la cittadina dell’Iraq meridionale che, dal giugno 2003 al dicembre 2006, ha ospitato il contingente italiano. Accade per due motivi opposti, che finiscono per rendere con chiarezza la contradditorietà dell’avventura italiana in quel Paese: da un lato la fiction Nassiriya, per non dimenticare, trasmessa da Canale 5, e dall’altra la richiesta d’imputazione, da parte del gip di Roma, per due militari del Battaglione San Marco, accusati di aver sparato su un’ambulanza che trasportava civili a Nassiriya. Due fatti che raccontano, in modo diametralmente opposto, la missione Antica Babilonia. Da un lato l’esaltazione del mito degli “italiani brava gente”, che partecipano alle missioni di pace per salvare le popolazioni civili dei teatri di guerra. Dall’altro il volto oscuro della missione in Iraq, la violenza e lo scontro armato, che fanno emergere l’equivoco di fondo: quella in Iraq non è stata una missione di pace. Lo scorso 7 marzo, il gip di Roma ha chiesto l’imputazione di due lagunari, il caporalmaggiore Raffaele Allocca e il maresciallo ordinario Fabio Stival, per avere sparato contro un’ambulanza con a bordo dei civili a Nassiriya. L’episodio era stato reso noto quasi subito, ma era poi scomparso dalle cronache giornalistiche italiane e forse non sarebbe stato nean- mondomedio oriente © ANSA/LAPRESSE Secondo il gip di Roma, nell’agosto 2004 i soldati del San Marco spararono su un mezzo di soccorso che denunciato se, per puro caso, con le truppe italiane quel giorno non ci fosse stato un giornalista straniero, lo statunitense Micah Garen. Il fatto si riferisce alla cosiddetta “battaglia dei ponti”, quando nell’agosto 2004 i miliziani dell’ayatollah Moqtada al Sadr occuparono i ponti che collegano le due sponde del fiume Eufrate. La notte tra il 5 e il 6 agosto, secondo la versione ufficiale fornita dall’esercito italiano, i militari del San Marco hanno aperto il fuoco su una sospetta autobomba che avanzava a tutta velocità verso la loro postazione e l’hanno distrutta. La notizia sarebbe potuta restare tale, vista l’impossibilità per i cronisti di raccontare la guerra in Iraq, se proprio in quei giorni la base del contingente italiano a Nassiriya non avesse ospitato Garen che, con un filmato, rese pubblica l’intervista a un autista di ambulanze iracheno che denunciò come i militari italiani avessero aperto il fuoco su un’ambulanza che trasportava una donna incinta e alcuni parenti, uccidendo diverse persone. Nei giorni successivi, sia il Tg3 che il Tg2 ripresero le dichiarazioni di Garen, ma poi la vicenda scomparve dalle cronache italiane, anche perché i due soldati si sono sempre dichiarati innocenti, sostenendo di aver aperto il fuoco contro un furgoncino sospetto. Soltanto l’Unità rilanciò la notizia, avvalorata da fonti ospedaliere di Nassiriya, che confermavano il fuoco contro un’ambulanza con sette persone a bordo. I vertici militari italiani hanno opposto un silenzio gelido alle richieste dei pochi giornalisti che si sono occupati del caso, e lo stesso atteggiamento ha assunto il governo Berlusconi rispetto a un’interrogazione del 2004 del verde Paolo Cento e di Elettra Deiana di Rifondazione comunista. Il gip di Roma, però, non ha creduto a Stival e Allocca, imputandoli per «uso aggravato delle armi contro ambulanze». Una brutta storia, paradigma di tutti gli equivoci di Nassiriya, nati dalla decisione politica di spacciare per missione di pace un’invasione militare. ■ © PeaceReporter left 11, 16 marzo 2007 u57
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