Bombe a grappolo, proiettili all'uranio impoverito ... - ImageShack
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Una fiction<br />
non fa Nassiriya<br />
Mentre su Canale5 va in onda l’apologia<br />
della missione italiana in Iraq,<br />
due militari sono accusati di «uso aggravato<br />
di armi contro ambulanze» di Christian Elia<br />
Raoul Bova protagonista della fiction Nassiriya, per non dimenticare<br />
In questi giorni torna ad aggirarsi<br />
per l’Italia lo spettro di Nassiriya,<br />
la cittadina dell’Iraq meridionale<br />
che, dal giugno 2003 al dicembre<br />
2006, ha ospitato il contingente<br />
italiano. Accade per due motivi opposti,<br />
che finiscono per rendere con chiarezza<br />
la contradditorietà dell’avventura italiana<br />
in quel Paese: da un lato la fiction<br />
Nassiriya, per non dimenticare, trasmessa<br />
da Canale 5, e dall’altra la richiesta<br />
d’imputazione, da parte del gip di<br />
Roma, per due militari del Battaglione<br />
San Marco, accusati di aver sparato su<br />
un’ambulanza che trasportava civili a<br />
Nassiriya. Due fatti che raccontano, in<br />
modo diametralmente opposto, la missione<br />
Antica Babilonia. Da un lato l’esaltazione<br />
del mito degli “italiani brava<br />
gente”, che partecipano alle missioni di<br />
pace per salvare le popolazioni<br />
civili dei teatri<br />
di guerra. Dall’altro<br />
il volto oscuro della<br />
missione in Iraq, la violenza<br />
e lo scontro armato,<br />
che fanno emergere<br />
l’equivoco di fondo:<br />
quella in Iraq non è stata<br />
una missione di pace.<br />
Lo scorso 7 marzo, il<br />
gip di Roma ha chiesto<br />
l’imputazione di due lagunari, il caporalmaggiore<br />
Raffaele Allocca e il maresciallo<br />
ordinario Fabio Stival, per avere<br />
sparato contro un’ambulanza con a bordo<br />
dei civili a Nassiriya. L’episodio era<br />
stato reso noto quasi subito, ma era poi<br />
scomparso dalle cronache giornalistiche<br />
italiane e forse non sarebbe stato nean-<br />
mondomedio oriente<br />
© ANSA/LAPRESSE<br />
Secondo il gip<br />
di Roma,<br />
nell’agosto<br />
2004 i soldati<br />
del San Marco<br />
spararono<br />
su un mezzo<br />
di soccorso<br />
che denunciato se, per puro caso, con le<br />
truppe italiane quel giorno non ci fosse<br />
stato un giornalista straniero, lo statunitense<br />
Micah Garen. Il fatto si riferisce alla<br />
cosiddetta “battaglia dei ponti”, quando<br />
nell’agosto 2004 i miliziani dell’ayatollah<br />
Moqtada al Sadr occuparono i<br />
ponti che collegano le due sponde del<br />
fiume Eufrate. La notte tra il 5 e il 6 agosto,<br />
secondo la versione ufficiale fornita<br />
dall’esercito italiano, i militari del San<br />
Marco hanno aperto il fuoco su una sospetta<br />
autobomba che avanzava a tutta<br />
velocità verso la loro postazione e l’hanno<br />
distrutta. La notizia sarebbe potuta<br />
restare tale, vista l’impossibilità per i<br />
cronisti di raccontare la guerra in Iraq,<br />
se proprio in quei giorni la base del contingente<br />
italiano a Nassiriya non avesse<br />
ospitato Garen che, con un filmato, rese<br />
pubblica l’intervista a un autista di ambulanze<br />
iracheno che denunciò come i<br />
militari italiani avessero aperto il fuoco<br />
su un’ambulanza che trasportava una<br />
donna incinta e alcuni parenti, uccidendo<br />
diverse persone. Nei giorni successivi,<br />
sia il Tg3 che il Tg2 ripresero le dichiarazioni<br />
di Garen, ma poi la vicenda<br />
scomparve dalle cronache italiane, anche<br />
perché i due soldati si sono sempre<br />
dichiarati innocenti, sostenendo di aver<br />
aperto il fuoco contro un furgoncino sospetto.<br />
Soltanto l’Unità rilanciò la notizia,<br />
avvalorata da fonti ospedaliere di<br />
Nassiriya, che confermavano il fuoco<br />
contro un’ambulanza con sette persone<br />
a bordo. I vertici mili-<br />
tari italiani hanno opposto<br />
un silenzio gelido alle<br />
richieste dei pochi giornalisti<br />
che si sono occupati<br />
del caso, e lo stesso<br />
atteggiamento ha assunto<br />
il governo Berlusconi<br />
rispetto a un’interrogazione<br />
del 2004 del verde<br />
Paolo Cento e di Elettra<br />
Deiana di Rifondazione<br />
comunista.<br />
Il gip di Roma, però, non ha creduto a<br />
Stival e Allocca, imputandoli per «uso<br />
aggravato delle armi contro ambulanze».<br />
Una brutta storia, paradigma di<br />
tutti gli equivoci di Nassiriya, nati dalla<br />
decisione politica di spacciare per missione<br />
di pace un’invasione militare. ■<br />
© PeaceReporter<br />
left 11, 16 marzo 2007 u57