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Bombe a grappolo, proiettili all'uranio impoverito ... - ImageShack

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trasformazione<br />

La chiamano così. A me, negli ultimi<br />

giorni, viene in mente la storia di Mosè<br />

e Aronne, la storia di Sodoma e Gomorra<br />

e Lot che se ne va e Sara trasformata<br />

in statua di sale perché si era voltata indietro.<br />

Compare l’immagine del grande<br />

e povero Nietzsche che abbracciò un cavallo e si firmò<br />

Dioniso. I fascicoli di Liberazione celebrano gli anni<br />

Settanta. Celebrano la libertà del desiderio, e il desiderio<br />

non c’era; non c’era perché il desiderio è funzione<br />

dell’Io. Ma non è l’Io della ragione cosciente. L’identità<br />

razionale non ha desiderio. Come Zelig, ogni<br />

volta, mi sento un altro: questa volta la fantasticheria<br />

sine materia è Simon del desierto e la voce di Buñuel<br />

mi dice di stare attento alla figura manifesta del frate e<br />

della bella donna perché in verità, è il diavolo che ti<br />

trascina nella gioia e libertà, ma è fatuità ed euforia; e<br />

poi viene la depressione. E mi sembra di vedere che<br />

gioia e dolore, come Castore e Polluce, si alternano da<br />

migliaia di anni.<br />

C’è ribellione contro l’ingerenza del papa e vescovi<br />

cattolici sullo Stato perché impongono di fare le leggi<br />

e decidono comportamenti privati perché vietano agli<br />

individui di fare certe cose. E allora tornano le voci che<br />

urlano libertà; ed è giusto, è vero. Vado anch’io alle<br />

manifestazioni di rivolta. Ma poi, come al solito, dalle<br />

gonne della donna a seno scoperto con la bandiera<br />

della rivoluzione francese, fa capolino la testa di un ragazzino<br />

impertinente che, sembra, ridacchi. Sorpreso,<br />

forse un po’ incerto nella percezione, sembra che<br />

mi somigli. Infatti ha, sul petto, la maglietta con un<br />

nome: identità. È vero, sono corso dietro a quella donna<br />

che non era sempre felice come l’altra che si chiamava<br />

libertà; bella e seria, quasi con espressione severa,<br />

aveva un fascino che quasi ipnotizzava perché era<br />

misterioso, forse inconoscibile, forse irraggiungibile.<br />

Nel mio lavoro, per quattro giorni, faccio ricerca e cura.<br />

Poi, forse, la terza parola, formazione, invade gli altri<br />

tre giorni della settimana.<br />

Libertà,uguaglianza,<br />

ricerca di identità<br />

Sinistra<br />

radicale<br />

di Massimo<br />

Fagioli<br />

psichiatra<br />

Leggo Rina Gagliardi che parla dell’antipolitica di sinistra;<br />

a me torna il ricordo dell’incontro con Bertinotti<br />

del luglio 2005 alla libreria Amore e Psyche. Si<br />

disse: la politica chiede compromessi di comportamento;<br />

risposi subito: «ma nessun compromesso nelle<br />

idee e la ricerca e lo sviluppo del pensiero». Tornavo<br />

da Chieti dove, alla nuova facoltà di Scienza della formazione;<br />

avevo tenuto, per il sesto anno, la prima lezione:<br />

ricerca sul pensiero cosciente e non cosciente,<br />

della realtà umana. Il preside, Bonetta, voleva mettermi<br />

accanto delle donne ed io vidi subito che si chiamavano<br />

psichiatria, medicina, filosofia, psicologia, ed altre<br />

che, mi sembrò, si chiamassero sociologia e politica;<br />

e non so se, nelle due ore di lezione, ho vissuto il<br />

conflitto sulla politica e ricerca teorica (antipolitica?).<br />

Tornando da Chieti sono andato a piazza Farnese alla<br />

manifestazione per i diritti civili per tutti. Passavo dallo<br />

studio dell’inconoscibile umano ad una prassi politica<br />

(senza ricerca?) ma non mi sono sentito scisso.<br />

Ora penso che, evidentemente, bisogna fare la separazione<br />

dal tempo e dal luogo, per trovarsi in un altro<br />

tempo e in un altro luogo; ma, forse, bisogna guardare<br />

la parola trasformazione.<br />

Ora ricordo quando, nel febbraio del<br />

2006, ci fu un editoriale di Left: dicevano<br />

di riprendere le tre parole di<br />

duecento anni fa, Libertà, Uguaglianza,<br />

Fraternità; io dissi che erano<br />

rimaste parole vuote ed era necessaria<br />

una ricerca. Ora ricordo che, nel lavoro di cura e ricerca,<br />

è emerso un pensiero e una scoperta. Da Bertinotti<br />

che vuole perseguire un ideale di comunismo, alla<br />

realtà della Cina che sembra essere giunta al contrario<br />

del socialismo. Ma se il comunismo non c’è più, si<br />

può, questa fu la ricerca, creare qualcosa dal nulla? Allora,<br />

osservai, si può comprendere perché si ritorni alla<br />

rivoluzione francese. Si ritrova la libertà anche se le<br />

altre due parole, uguaglianza e fraternità, rimangono<br />

nel sonno che sembra non finisca mai. Ed anche la<br />

prassi politica diventa lotta per i diritti civili. E penso<br />

che, forse, anche Vicenza e le lotte sindacali sono dei<br />

diritti civili, per la soddisfazione dei bisogni. Cerco il<br />

ragazzino impertinente come il matto di King Lear e<br />

mi ossessiona la parola identità. Divento sempliciotto<br />

come un contadino perché penso che il pensiero come<br />

ragione non è più identità umana. Ripenso alla lezione<br />

di Chieti e ricordo che dissi di una vita di lotta politica<br />

contro il potere della cultura che ha imposto la fede<br />

dicendo che tutto ciò che non è ragione è animalità,<br />

assenza dell’uomo. Corro dietro a quella donna che è<br />

nascosta dal burqa della ragione e religione; so che si<br />

chiama identità non verbale, quella dei bambini. Ricordo<br />

il ’68 “la fantasia al potere”. Ma hanno detto, non<br />

hanno fatto. Sono stati vecchi ingenui come Lear: credevano<br />

che, nell’Inconoscibile, ci fosse solo desiderio.

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