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Bombe a grappolo, proiettili all'uranio impoverito ... - ImageShack

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Soldati italiani in Afghanistan<br />

partito bene con il ritiro dall’Iraq e con la<br />

gestione della crisi israelo-libanese. Ma<br />

i prossimi mesi presentano questioni<br />

importanti, tutte collegate, da risolvere:<br />

Afghanistan, Iran, Palestina.<br />

Il 27 marzo arriva al Senato il decreto<br />

per la missione afgana. Se un sì è scontato,<br />

non lo è il come. E non<br />

è una questione secondaria.<br />

Il rischio è che la Cdl<br />

presenti, come avvenne<br />

per la mozione Calderoli<br />

su Vicenza, un ordine del<br />

giorno collegato al decreto<br />

che, di fatto, muterebbe<br />

il senso della linea Prodi<br />

(«non un uomo, non<br />

un metro quadro in<br />

più»). Se l’ordine del giorno<br />

venisse approvato grazie alla complicità<br />

di spezzoni della maggioranza si<br />

aprirebbe un nuovo scontro politico. Si<br />

potrebbe quindi verificare il paradosso<br />

che il decreto passi nelle due Camere in<br />

condizioni politiche radicalmente diver-<br />

se: alla Camera con la Cdl sotto botta e la<br />

linea Prodi-D’Alema, al Senato con un<br />

documento anti Unione. Se così fosse,<br />

non ci sarebbero necessariamente conseguenze<br />

formali sul governo. Ma politiche<br />

sì. Nel percorso che porta alla votazione<br />

al Senato, il governo dovrà evitare<br />

altri tre scogli. Il primo<br />

Tutti i nodi del<br />

ricollocamento<br />

strategico,<br />

economico<br />

e culturale<br />

sono ormai<br />

evidenti<br />

© PIVOVAROV/PROSPEKT, FAVILA/AP LA PRESSE<br />

deriva dagli imprevedibili<br />

sviluppi sul terreno<br />

afgano. Un acuirsi<br />

degli scontri che coinvolgesse<br />

anche i militari<br />

italiani, o una infelice<br />

risoluzione del<br />

sequestro Mastrogiacomo,<br />

rafforzerebbero<br />

i sostenitori della linea<br />

«più risorse per i nostri<br />

ragazzi». Il secondo scoglio è quello<br />

della trattativa in sede Onu tra il gruppo<br />

dei 5+1 e l’Iran sulla risoluzione 1737 che<br />

prevede le sanzioni. L’Iran è player strategico<br />

su tutti i fronti caldi, dall’Iraq all’Afghanistan<br />

(il nostro contingente è<br />

acquartierato ai confini con l’Iran), fino<br />

alla Palestina. Il naufragio della trattativa<br />

Onu-Iran complicherebbe senz’altro<br />

la situazione. Sempre in sede Onu, il 20<br />

marzo al Consiglio di sicurezza dovrebbe<br />

tenersi la discussione sulla missione<br />

civile in Afghanistan. In quel contesto<br />

D’Alema giocherà la carta della conferenza<br />

di pace. Il suo intervento si svolgerà<br />

su di una sottile corda, in equilibrio<br />

tra le dichiarazioni pacifiste rivolte alla<br />

politica interna e la diplomazia internazionale.<br />

Una risposta negativa sulla conferenza<br />

di pace rafforzerebbe lo scontento<br />

dell’ala pacifista e indebolirebbe il<br />

sostegno interno al decreto. Il terzo scoglio<br />

è la questione del nuovo governo palestinese.<br />

Il quartetto Ue, Onu, Russia,<br />

Usa dovrà valutare se il nuovo governo<br />

rispetta i requisiti della comunità internazionale<br />

(essenzialmente il riconoscimento<br />

di Israele negato da Hamas) per<br />

sbloccare gli aiuti alla Palestina. È una<br />

questione fondamentale innanzitutto<br />

per la sopravvivenza dei palestinesi, ma<br />

anche per la ripresa della Road map.<br />

Abu Mazen ha già dichiarato che questa<br />

condizione è superata visto che il governo<br />

di unità nazionale formato da Hamas<br />

e Fatah parte dalla “piattaforma dei prigionieri”,<br />

il documento stilato l’anno<br />

scorso che de facto riconosce l’esistenza<br />

di Israele. La questione palestinese è un<br />

punto qualificante della politica estera<br />

dalemiana. Un esito negativo rafforzerebbe<br />

gli scontenti nella maggioranza.<br />

In pensione per le pensioni?<br />

Lo spostamento verso un modello di sviluppo<br />

più equo e solidale non è meno irto<br />

di pericoli. Soprattutto dopo la Finanziaria<br />

“ammazza consenso” di dicembre.<br />

Le questioni del prossimo mese sono<br />

principalmente tre. La prima è il lancio<br />

dei tavoli di contrattazione su pensioni e<br />

ammortizzatori sociali che dovrebbe avvenire<br />

entro fine mese. Le schermaglie<br />

pre match non sono molto rassicuranti,<br />

soprattutto sul fronte pensioni. I sindacati<br />

hanno già dichiarato che età pensionabile<br />

e coefficienti di calcolo non si toccano.<br />

Padoa-Schioppa ha già detto di sì.<br />

Il contesto è quello di un evidente difficoltà<br />

nel rapporto, storicamente solido,<br />

tra Cgil e Ds. A questo si aggiunge l’approvazione<br />

della riforma tedesca, votata<br />

dalla Spd, che ha alzato in alcuni casi fi-<br />

left 11, 16 marzo 2007 u39

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