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Imp. carceri modificato - Consiglio Regionale della Sardegna

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nuovo sistema di istituti medio-piccoli (al massimo 100-150 persone);<br />

- valorizzazione delle Case di lavoro all’aperto di Isili, Mamone e Is Arenas;<br />

- eliminazione sistematica delle attuali “promiscuità” fra diversi tipi di detenuti<br />

(condannati e imputati, per età, condizione di salute, tipi di reato, ecc.);<br />

- creazione di uno o più centri polifunzionali, in contesto urbano, per minorenni<br />

condannati, ragazzi e ragazze. La creazione di sezioni per ragazze deve<br />

essere immediata;<br />

- copertura dei posti di direzione, in modo stabile, in tutti gli istituti;<br />

- aumento consistente degli organici degli specialisti del “trattamento” rieducativo<br />

(psicologi, educatori, criminologi) in tutti gli istituti;<br />

- aumento del numero dei Magistrati di sorveglianza nella misura necessaria a<br />

rendere effettivo il diritto alle “misure alternative” al carcere;<br />

- riqualificazione degli Agenti di polizia penitenziaria per garantire la loro partecipazione<br />

alle attività di trattamento e recupero dei detenuti;<br />

- rientro negli istituti isolani degli Agenti, del personale amministrativo, dei<br />

detenuti che lo richiedano (principio <strong>della</strong> territorializzazione <strong>della</strong> pena);<br />

b) a organizzare e coordinare in accordo con il D.A.P., con gli Enti locali, le istituzioni<br />

educative, scientifiche e del volontariato <strong>della</strong> <strong>Sardegna</strong> le relative attività nei<br />

seguenti settori:<br />

- lavoro, formazione professionale, sanità, istruzione, attività sportive e ricreative<br />

dei detenuti, con particolare attenzione alle pratiche di “trattamento” e<br />

recupero;<br />

- azioni di “mediazione” sociale, penale-riparativa e di prevenzione criminale;<br />

- attività di assistenza agli stranieri devianti o detenuti, attraverso la creazione<br />

di uffici di mediazione interculturale;<br />

- assistenza alle vittime dei delitti e alle famiglie dei detenuti;<br />

- azioni organiche di prevenzione <strong>della</strong> devianza e di reinserimento post-penitenziario,<br />

attraverso specifiche strutture di animazione sociale, di educazione<br />

alla legalità e di appoggio;<br />

- rilevazioni e riflessioni scientifiche, socialmente partecipate, sulle cause <strong>della</strong><br />

devianza, su “chi sono” e da quali esperienze provengono i detenuti, e sulle<br />

specificità delle tipologie criminali in questa fase <strong>della</strong> vita regionale;<br />

- attivazione – attraverso misure nel sistema educativo e di comunicazione – di<br />

una accettazione, nella psicologia sociale, <strong>della</strong> normalità <strong>della</strong> deviazione<br />

penale, <strong>della</strong> presenza delle istituzioni detentive e <strong>della</strong> comune responsabilità<br />

per il recupero ed il reinserimento degli ex reclusi;<br />

- predisposizione di ricorrenti piani finanziari, anche di origine statale e comunitaria,<br />

tesi a rendere effettive e consistenti le indicate attività;<br />

c) a presentare al <strong>Consiglio</strong> regionale una relazione annuale sullo stato di attuazione<br />

dell’intesa e dei protocolli così delineati.<br />

La presente risoluzione è stata approvata dalla Seconda Commissione nella seduta<br />

pomeridiana del 24 aprile 2001.<br />

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