Imp. carceri modificato - Consiglio Regionale della Sardegna

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Allegato b) DOCUMENTO PRESENTATO DAGLI EDUCATORI 91
Breve analisi della situazione penitenziaria di alcuni II.PP. della Sardegna e proposte operative minime da sottoporre all’attenzione della Seconda Commissione Permanente Regionale In Sardegna la situazione dell’organico degli Educatori in rapporto alla popolazione detenuta è da sempre insufficiente per poter espletare le funzioni previste dalle leggi. Nonostante ciò, spesso non si attua neanche ciò che si potrebbe poiché non esiste la cultura dell’esecuzione della pena in termini riabilitativi. Considerata l’assenza, all’interno delle strutture, di modalità relazionali adeguate per attenuare le tensioni, riducendo e incanalando l’aggressività. Le strutture in cui si opera, sono, nella generalità, fatiscenti ed inadeguate ai compiti che la Costituzione e l’O.P. si prefiggono. In quelle più recenti, tipo Macomer ed Iglesias, è stato riaffermato il mero aspetto custodialistico. Particolare attenzione merita la situazione degli imputati che, pur godendo della presunzione di non colpevolezza, sono sottoposti ad un regime detentivo che non ha giustificazioni. Le stesse Colonie, oggi denominate Case di Reclusione, sono snaturate rispetto alle funzioni che, per le loro caratteristiche peculiari, potrebbero assolvere come strutture di accoglienza in quelle situazioni di devianza recuperabili attraverso un percorso che favorisca il cambiamento. Percorso possibile attraverso una educazione al lavoro ed all’autoresponsabilizzazione. Gli stessi fondi destinati al lavoro dei detenuti (obbligatorio per coloro che hanno una pena definitiva) sono, da anni, insufficienti a garantire una occupazione all’interno delle strutture penitenziarie (solo il 20% della popolazione detenuta è impiegata). La stessa assegnazione al lavoro, elemento fondamentale del trattamento rieducativo, previsto dall’art. 15 della L. 354/75, è divenuta un modo di gestione del carcere; lavorano soprattutto i detenuti più “affidabili” dal punto di vista custodialistico, vanificando completamente le precise modalità di assegnazione previste dall’art. 20 della L. 354/75 e gli aspetti trattamentali. Bisogna riconoscere che è la prima volta che in Sardegna, una Commissione Regionale entra negli Istituti penitenziari per sentire i detenuti prima e gli operatori penitenziari poi, esprimendo la volontà di farsi carico del problema CARCERE. La RA.S., in considerazione della sua speciale autonomia, deve farsi carico dell’intero sistema penitenziario che opera nel suo territorio attraverso la stipula di un protocollo d’intesa che preveda anche fondi specifici da assegnare ai Comuni nei cui territori sono insediate le strutture. In particolare dovrebbe trattare: • Territorializzazione della pena; con il rientro dei detenuti sardi ristretti negli II.PP della penisola. • Edilizia Penitenziaria; entrando nel merito della distribuzione e presenza nell’isola, delle diverse strutture penitenziarie. Valorizzando la peculiarità delle case di 93
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nuovo sistema di istituti medio-pic
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