Imp. carceri modificato - Consiglio Regionale della Sardegna
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5. OSSERVAZIONI<br />
La Commissione, nel raffrontare quanto emerso dalle visite ai luoghi di detenzione<br />
con le considerazioni degli operatori del settore, ha potuto formulare una serie di<br />
osservazioni critiche.<br />
1. La condizione dei detenuti, nella maggior parte delle <strong>carceri</strong> sarde, è di particolare<br />
sofferenza, di evidente violazione di elementari diritti <strong>della</strong> persona (alla<br />
salute, al lavoro, alla dignità personale, alla riservatezza, alla presunzione di<br />
innocenza, alla rieducazione). Nei nostri penitenziari è evidente quanto più<br />
volte denunciato dagli ispettori dell’Unione Europea dopo le visite alle <strong>carceri</strong><br />
italiane: la pena detentiva che dovrebbe consistere soltanto nella privazione<br />
<strong>della</strong> libertà, viene aggravata da una serie di condizioni materiali, di omissioni<br />
e di comportamenti amministrativi che peggiorano la già difficile condizione<br />
dei detenuti, configurandosi come “maltrattamenti”, in violazione di specifiche<br />
norme internazionali.<br />
2. Negli istituti di pena vige una consistente promiscuità fra i diversi tipi di carcerati:<br />
condannati e in attesa di giudizio, colpevoli di reati gravi o di lieve entità,<br />
giovani e anziani, tossicodipendenti, malati e sani, stranieri di diverse nazionalità<br />
e privi di mezzi di mediazione culturale. Per cui non solo sono precluse<br />
forme di trattamento rieducativo differenziato; ma il periodo di detenzione funziona<br />
spesso come “scuola di delinquenza”, o comunque come periodo di<br />
grave oppressione psicologica e materiale che crea personalità fortemente sofferenti,<br />
asociali, cariche di astio e di spirito di rivalsa.<br />
(Vedasi in proposito i grafici a pag. 16 e 17 inseriti nelle Tabelle 3 e 4)<br />
3. Non ci sono iniziative significative degli Enti pubblici, locali e regionali, di<br />
sostegno alla crescita e al recupero dei detenuti. Solo gruppi di volontari rompono<br />
questo isolamento.<br />
I rapporti con i familiari sono scarsi e difficili. I colloqui, diretti e telefonici,<br />
sono limitati e controllati. I parenti dei detenuti non dispongono di strutture<br />
di accoglienza adeguate (a volte attendono per strada). Gli stessi avvocati hanno<br />
spesso difficoltà ad accedere ai colloqui con i propri clienti detenuti.<br />
Il principio di territorialità <strong>della</strong> pena non è rispettato: i detenuti vengono spesso<br />
assegnati o trasferiti lontano dai luoghi d’origine, con motivazioni oscure o<br />
imponderabili, senza possibilità di un riscontro amministrativo o di un ricorso.<br />
Gli stranieri non dispongono quasi mai di interpreti o di mediatori culturali<br />
che permettano telefonate, colloqui, rapporti con la società esterna.<br />
4. Il “trattamento” dei detenuti per il loro recupero, l’osservazione individuale<br />
<strong>della</strong> loro personalità : queste misure prescritte dalle leggi di riforma carceraria<br />
sin dal 1975 sono di fatto quasi totalmente inapplicate nel sistema sardo.<br />
Questo perché:<br />
– il numero di educatori-esperti è assolutamente scarso e insufficiente: 19 per<br />
l’intera Isola. Tali operatori sono di fatto assorbiti da funzioni burocratiche,<br />
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